giovedì 28 giugno 2018
Estate 1982, Mondiale memorabile per noi, a cominciare dal ricordo di un portiere, Thomas N'Kono. Il numero 1 di quel Camerun che, secondo il fustigatore del pallone italico Oliviero Beha, aveva contribuito al successo "sospetto" degli azzurri. Ruggivano i Leoni indomabili d'Africa al debutto e in porta svettava quel ragazzone di Dizanguè che per scaramanzia, più che per ripararsi dal freddo, da sempre era uso indossare la tuta al posto dei calzoncini. Lui e il bomber Roger Milla gli eroi di una nazionale che, dopo i Mondiali di Spagna, uscirono subito, ma da imbattuti (3 pareggi e solo 1 gol preso, con l'Italia), avrebbe vinto due Coppe d'Africa, nel 1984 e nell'88. Gli anni in cui N'Kono era diventato il primo portiere africano ingaggiato da un club europeo: l'Espanyol, i cugini poveri del Barcellona. Lì, tra i pali che aveva difeso il leggendario Zamora, El Divino, rimase per 241 gare, da protagonista assoluto. A Italia '90 arrivò da riserva dell'allievo Joseph-Antoine Bell. Ma per la stampa e i tifosi quello fu il mondiale del "ritorno" di N'Kono. L'idolo del piccolo Gigi Buffon che promise: «Un giorno se avrò un figlio lo chiamerò Thomas». Promessa mantenuta, il primogenito di Buffon si chiama Luis Thomas, e N'Kono è diventato il miglior amico del Gigi nazionale. A Buffon nei giorni dell'abbandono, della Juve, N'Kono al telefono ha gridato come quando piazzava la barriera: «Gigi non smettere!». Pare l'abbia ascoltato.
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