mercoledì 31 marzo 2021
Gusto: il premier Draghi ha usato questa parola lunedì alla riunione coi governatori delle Regioni. «Il gusto del futuro», ha detto per l'esattezza: come qualcosa che mette in moto una spinta di cambiamento. Ma anche il Papa domenica ha usato una parola efficace: «Stupore» come «qualcosa che rimane aperto all'altro» e che – ha detto – risulta diverso dall'ammirazione. Leggo queste parole nei giorni in cui i giornali titolano che si avvicina l'immunità di gregge dopo le vaccinazioni di massa: si prospetta luglio. Ma ammirare il compiersi di un esito che tutti attendiamo è proprio diverso dallo stupirsi. Nel secondo caso non sei al balcone a guardare ma ti ritrovi in movimento, perché c'è tanto da ricostruire, soprattutto intorno a noi. Leggo che la chiusura delle scuole ha un risvolto drammatico che non è solo la didattica a distanza, ma il fatto che 160mila bambini in stato di povertà non possono accedere alla mensa e quindi a un pasto assicurato; figli di disoccupati o di madri abbandonate che sono in un limbo da cui non riescono a uscire. Il gusto del futuro allora riguarda ciascuno di noi perché c'entra con lo stupore nei confronti del prossimo, che ce la può fare se io mi commuovo: ovvero mi «muovo con». In questo periodo tanti giovani stanno scoprendo anche «Il gusto della colleganza», che è il titolo programmatico di una serie di incontri a cui ho partecipato, per stupirmi di quella capacità di mettersi insieme. In Valtellina dei giovani «collegati» stanno riscoprendo il valore della pecora ciuta, razza autoctona da cui hanno ricavato formaggi unici, mentre Francesco Folini di Chiuro (Sondrio) ha offerto in adozione i propri filari di chiavennasca. A Biella, sotto il Santuario di Oropa, altri giovani si stanno cimentando con un progetto che si chiama Biellezza, nome di una Fondazione creata da imprenditori del tessile che vogliono "restituire" energie al territorio che li ha generati. E progettano di abbracciare quelle micro-imprese agricole e artigianali che – messe insieme – potrebbero rappresentare un elemento di attrazione. Ecco, con queste persone ho visto concretizzarsi sia il «gusto per il futuro» sia lo «stupore» che si fa carico del valore dell'altro e conduce a iniziare un percorso di vicinanza... e di «colleganza». Leggo che il nostro export agroalimentare parte piano ma non saremmo a rischio di sorpasso, dopo che l'Italia nel 2020 era diventata per la prima volta "esportatore netto"; notizie incoraggianti che vorremmo leggere e documentare sempre più, contro la stucchevole guerra ingaggiata dai soliti furbetti: come quelli che provano a passare davanti agli altri per farsi il vaccino. Ma che «gusto» c'è?
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