Mozzarella, il boom della bufala
sabato 2 ottobre 2010
La mozzarella di bufala vince sui mercati alimentari. È il segno che, nonostante la crisi e i casi di adulterazione, un prodotto agroalimentare tipico come questo ha ancora possibilità di sviluppo che non possono che far bene all'intero settore comunque alle prese con una congiuntura commerciale difficile.
A conti fatti, dunque, nel primo semestre del 2010 la produzione di mozzarella di bufala (parliamo di quella Campana Dop, cioè a Denominazione di origine protetta), è salita dell'11,53%, con oltre 2milioni di chilogrammi in più; facendo le somme, si è passati dai 16 milioni del 2009 agli oltre 18 milioni di chili di quest'anno. Ciò che importa di più, tuttavia, è l'aumento delle quotazioni del 15,38% che ha portato il valore del prodotto ai 150 milioni di euro. Un buon viatico, come si è detto, per l'intero comparto che coinvolge circa 300mila capi bufalini allevati in circa 2mila aziende che, tutte insieme, generano un fatturano annuo di 300 milioni di euro alla produzione e 500 milioni al consumo.
Certo, il lavoro da fare per rafforzarsi sul mercato è ancora moltissimo. La cattiva eredità lasciata dalle "mozzarelle blu" (che di bufala non hanno nulla), pesa ancora moltissimo e non solo su questi prodotti. La facile confusione fra prodotti simili, infatti, deve essere superata solamente con una informazione al consumo accurata e una attenzione maniacale alla qualità e salubrità del prodotto finale. Perché, a ben vedere, il problema della mozzarella " quella buona ovviamente " così come per numerosi altri prodotti alimentari, è proprio nella capacità di sapersi distinguere dal resto dell'offerta presente sugli scaffali. Una distinzione che passa per la qualità ma anche per il riconoscimento di essa da parte della gente normale. Un traguardo che, probabilmente, la Mozzarella di bufala Dop ha in qualche modo raggiunto. Anche se, per ora, gran parte della produzione è commercializzata e consumata per lo più in Italia, ma un significativo 20% è esportato in Francia, Usa, Germania e Regno Unito.
Il problema vero, adesso, è riuscire a consolidare la «formula del successo» per la Mozzarella di bufala Dop e trasferirla anche ad altri prodotti agroalimentari. Un'impresa non facile ma che deve essere tentata visto che il comparto agroalimentare nazionale continua a dare numerosi segnali preoccupanti. Una situazione di fronte alle quale, al di là delle grandi linee di politica agricola, occorre rispondere con azioni concrete, magari apparentemente poco visibili ma che riescano ad incidere per davvero sui bilanci delle imprese. Marketing, strutture commerciali adeguate, strategie raffinate di comunicazione, un'immagine fedele ai contenuti e alla qualità vera del prodotto, potrebbero essere le strade da percorrere dalle singole imprese ma anche dai loro consorzi. Si tratta di strumenti che si è già tentato di usare, ma occorre riprovarci con decisione. In gioco è tutto il nostro buon agroalimentare.
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