venerdì 26 settembre 2008
Ho già detto cosa penso di Mourinho. Mi piace. Ma non mi sono fatto incantare - come tanti, che poi lo dicono a boccaperta - dalla sua abilità mediatica. Sarebbe triste per il calcio -e per i media - se avessimo importato un costosissimo tecnico solo perché la dice lunga, e bene. Per questo, è stato paragonato a Helenio Herrera. Ma così come il "Mago" non era - lo dice un avversario - solo Habla Habla, bensì un «innovatore dell'antico», un conservatore illuminato, ecco che José Mourinho va ben oltre le magari saporite chiacchierate proponendo svolte tecniche interessanti e, soprattutto, un ripristino della moralità professionale. Bacchettone? Censore di notti e polveri bianche? No: amministratore adeguato non solo del capitale professionale che gli è stato affidato ma anche di quello umano.
Ha imposto regole che un tempo c'erano ed erano rispettate; ha ricostruito giocatori - vedi Adriano - con piglio da ginnasiarca ma delicatezza paterna. Si espone sempre per proteggere i suoi e n'è ricambiato di amicizia, solidarietà, ubbidienza. Il gol partita di Cruz con il Lecce, che ha segnato il balzo in avanti dell'Inter è un segnale forte, come l'abbraccio con Adriano e i sorrisi di Ibrahimovic e l'entusiasta partita numero 600 di Zanetti.
Finalmente comanda lui, il tecnico, pugno di ferro in guanto di velluto - come si diceva di HH - e non papà Moratti che tutto perdonava e garantiva impunità a cialtroni e zuzzurelloni. Ecco perché questo Mourinho piace meno, ecco perché - ad esempio - pur assente è stato aggredito da qualche collega e da alcuni operatori dei media (è sempre più difficile parlare di giornalisti) per avere preso un turno di riposo l'altra sera, affidando i contatti stampa a Beppe Baresi, per questo trattato come un mediocre usurpatore di conferenze stampa; così come non è stata accolta con favore - anzi, con stizziti commenti degni di ben altre frustrazioni - la scelta di Mourinho di non prestarsi ai teatrini tv - tipo incontro nelle interviste post partita con Ranieri - che fan far bella figura agli intervistatori e recite agli intervistati forse spassose ma destinate solo al bar sport, alle polemiche vuote di contenuto tecnico, alle sparate destinate a diventar titoloni sui giornali in perpetuo ritardo tv.
Gli è bastato sbagliare una volta, a Mourinho, quando ha risposto al dirigente del Catania Lo Monaco, per capire che troppe vuote parole potrebbero oscurare il suo ricco pensiero. Siamo all'antivigilia di Milan-Inter, e mentre dedico questa nota a Mourinho che tenta - già con buoni risultati - la ricostruzione di Adriano, mi chiedo perché Ancelotti, che già aveva tanti problemi da risolvere, sia stato caricato dell'enorme peso di Ronaldinho. Il sorriDentone non ha solo bisogno di recuperare il fisico -e non è poco - ma di una corretta condotta professionale. E sembra non averne proprio voglia.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI