venerdì 28 maggio 2010
Ho fatto un sogno. Anzi: un incubo. Mi chiedevano soldi. E capite che di 'sti tempi è il peggiore degli incubi. Peggio: me li chiedeva Mourinho. A quale titulo? Semplicemente perché deve dare sedici milioni a Moratti per liberarsi dall'Inter e sposare il Real; e siccome il primo motivo per cui scappa - dice lui - è il fastidio che gli hanno dato i giornalisti, ecco che i quattrini li vuole proprio dai suoi persecutori; ma anche da quelli che lo hanno sfruttato facendosi grandi della sua grandezza. Schema non insolito, anzi classico: Giovanni Arpino divideva i gazzettieri sportivi fra «Jene» e «Belle Gioie». Non credo di dover spiegare. Insomma: mentre Mourinho mi chiedeva un pacco di euro è suonata la sveglia e mi son buttato sotto la doccia per riprendermi. Per dimenticare. Sedici euromilioni, mica un pugno di dollari. Cifre che possono consentirsi solo Mourinho e Santoro. Sedici milioni per liberarsi di un amore consumato fino in fondo, anzi: tre volte; per un plateale gesto d'infedeltà ripetuto fin dalla notte del Bernabeu, quando il Mou si mise a piangere perché Moratti - mentre lo baciava sul prato nell'ora del trionfo - gli aveva detto all'orecchio «adesso se vuoi vattene, ma prima paghi pegno». Rivedetevi quel momento magico, aiutatevi anche con il labiale. È andata proprio così. E Mourinho pensò. Lasciava un signore - Massimo Moratti - per darsi a un altro signore - Florentino Perez - e si disse che quella tassa del divorzio sarebbe diventata un dono-promessa prematrimoniale, come usa a Setùbal. Ma Florentino - che non è un "pirla", come dicono a Madrid - ha detto no. Nell'attesa che si sciolga questo nodo romantico, i giornalisti cercando disperatamente di capire chi dirigerà l'Inter; chi potrà porre mano a una nuova tripletta, o almeno alla doppietta Champions, o almeno allo scudetto che serve disperatamente per poter avallare la statistica dei cinque scudetti consecutivi (con annessi prodotti di marketing) nel caso la Juve ottenesse la revoca del mitico Scudetto di Cartone. Siamo seri: non sarà facile sostituire Mou perché il Divin Portoghese, al di là delle sue indigeribili gesta da smargiasso e da piagnone, ha scritto in Italia una bella pagina della storia del calcio. Una pagina vera con cui si racconta una bella storia di Tecnica&Sentimento, ingredienti indispensabili nel piatto forte d'un tempo. Don José ha innovato il più bel gioco del mondo (sempre all'italiana, naturalmente) rifacendosi all'antico, riproponendoci moduli e schemi vintage ma con un tocco in più: il tocco di uno stilista degno dei signori del Made in Italy, vista l'ardita semplicità della sua invenzione, il Catenaccio Offensivo. E volete che quest'uomo, con una griffe di successo - Mou Mou - non trovi i sedici euromilioni della libertà?
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI