martedì 16 luglio 2013
Michael Walzer analizzava anni fa la narrazione dell'Esodo dall'Egitto per comprendere come essa fosse diventata nella storia una metafora della liberazione e quali fossero i movimenti e le culture che l'hanno usata in questo senso, facendone un cardine interpretativo dell'azione politica. Nel mondo ebraico, in realtà, alla metafora narrativa dell'Esodo fu preferita quella del Purim. Nei due casi, siamo di fronte a uno scioglimento favorevole di una situazione di pericolo e di oppressione. Ma fu la vittoria su Haman di Mardocheo e di Ester, nel Purim, ad essere assunta dalle comunità ebraiche per indicare un momento di scampato pericolo, tanto che nei ghetti italiani si celebrarono purim locali per la fine di un'epidemia o per la liberazione da un'accusa dimostratasi falsa. Invece la metafora dell'Esodo divenne centrale nel mondo non ebraico, in particolare in quello protestante, e divenne il motore dei sommovimenti rivoluzionari, dalla rivoluzione inglese di Cromwell a quella americana al movimento per i diritti civili in America. Solo la Rivoluzione francese non se ne appropriò mai e preferì affidarsi ai simboli dell'antica Roma piuttosto che a quelli dell'Esodo biblico, a Bruto piuttosto che a Mosé.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: