venerdì 7 luglio 2017
Uno degli aspetti più amari della situazione politica e culturale attuale è in Italia la grande miseria del fronte che si autodefinisce laico. In passato esso ci ha dato personaggi solidi e schietti, critici e “correttori” dei limiti e vizi della nostra società ma anche propositivi, attivi, aperti al confronto con le ragioni degli altri, anche quando, magari, credevano, come il vecchio regista e umanista francese Jean Renoir, che «il tragico della vita è che ognuno ha le sue ragioni». (Ma neanche lui ignorava che le ragioni dei poveri sono assai diverse da quelle dei ricchi...) Ho potuto vedere in azione personaggi come Bobbio e Calogero, Calamandrei e Rossi Doria, Parri e Rossi e tanti altri, che in qualche modo hanno saputo proporre, almeno culturalmente, una «terza via» di fronte alle opposte faziosità del tempo della guerra fredda. Ve ne erano molti anche tra i giornalisti, e forse sono stati la parte migliore del nostro giornalismo, e alcuni scrivevano su “Il mondo”, il settimanale diretto da Mario Pannunzio: Brancati e Flaiano, per esempio, Ortese e Stajano, Cederna e De Feo, e l'unico rimasto a poter rievocare quella vicenda, Giovanni Russo. L'editore Aragno propone ora, per la cura di Sandro Gerbi e Raffaele Liucci e con il titolo di Budda a Firenze (e Budda è Moro, scrutato a un convegno Dc) gli articoli di politica interna scritti per “Il mondo” da Enzo Forcella, un uomo magnifico e un giornalista di grandi meriti. Tra gli altri quello di aver fatto della radio, a Radio 3 Rai, uno strumento di rara democrazia, quello di aver sempre portato una grande attenzione al mondo religioso, ai problemi del Sud, alle minoranze d'ogni tipo... Rispetto ai suoi amici orgogliosamente non credenti, Forcella portava molta attenzione al mondo religioso e sapeva mettere in discussione certezze e chiusure dei non-credenti. Budda a Firenze raccoglie i suoi articoli di politica interna degli anni '50, sorprendenti per acume e libertà, e che raccontano un'epoca che sembrava allora bloccata nelle logiche del «bipartitismo imperfetto» ma in cui molti cercavano nuovi equilibri e onesti compromessi. Ripercorrere quegli anni con l'onesto e aperto Forcella sarà anche per i lettori che non li hanno vissuti un'avventura illuminante.
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