martedì 30 giugno 2015
«Corsera» (28/6): «La Lettura», p. 12, «L'eros di Morin non è figlio di Freud. Meglio la passione spirituale di Platone». Carlo Bordoni presenta «Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l'educazione» di Edgar Morin, che non credo abbia bisogno di presentazione. Nel libro la tesi che «l'insegnamento è se-duzione», nel senso di condurre con sé l'allievo per introdurlo, appunto e-ducandolo, cioè «portandolo fuori», in un universo che l'insegnante già abita con passione, e poi dopo avergli fatto «intravedere» il nuovo verso cui camminare – e «camminando si apre cammino» – si ritira e lo lascia solo: vera scuola. Così Morin, uno dei più grandi intellettuali laici di oggi, tocca un tasto della massima importanza. Non per nulla stessa “Lettura” (pp. 2 e 3) trovo Paolo Giordano – «La Scuola è un'aliena» – con questo sommario: «Negli adulti di oggi il percorso formativo non ha lasciato tracce davvero evidenti». È una constatazione desolata. Si dirà che si parla molto di scuola, anche in questi giorni, ma per ben altre ragioni, più evidenti, ma certo meno alte e universali. Di Morin ho un magnifico ricordo personale: lo intervistai per Radiorai, parecchi anni fa. Era in partenza da Roma, e l'unica richiesta che mi fece fu quella di accompagnarlo prima della partenza a Sant'Eustachio, a prendere un caffè che solo lì, diceva, di trovare che gli dava il sapore di Italia e di Roma… Dunque scuola come passione spirituale «seducente», indicazione di un mondo nuovo e poi rispetto del cammino libero di tutti. Condurre con sé, e poi lasciare soli nel cammino della responsabilità e-ducata. Davvero un bel pensiero… Del resto anche un Altro, «l'unico Maestro» (Mt. 23, 10) fu detto «seduttore» (Mt. 27, 63): portò fuori i Suoi e poi fino ad oggi li ha messi in cammino: e «camminando si apre cammino».
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