sabato 3 gennaio 2015
Le case sono ristrutturate, le stalle sono diventate case di vacanza e le poche rimaste, anche volendo, sono inutilizzabili, a norma di igiene pubblica. Tutto è sprangato, solo il fumo di qualche camino certifica una presenza: c'è vita. C'è anche un presepe e scalda il cuore, allarga il sorriso e, senza volerlo, ci si trova nel bel mezzo delle problematiche civili della contemporaneità: le modalità del vivere, il senso di appartenenza e la volontà di distruggerne i simboli per vanificarne la concretezza. Chi è sradicato, sradica. Sradicare le persone dalla propria storia per farne agenti di sradicamento è l'imperativo del nuovo che avanza: una umanità indistinta, intercambiabile, mobile in uno spazio artificiale ad uso e consumo di tecnologie sempre più sofisticate, invasive ma molto accomodanti e dispensatrici di servizi che, come ragnatela, avvolgono in morbidi filamenti lo spazio dell'esperienza umana. Un invito a smetterla di sognare i propri sogni per connetterci al sogno che i tecnici stanno scientificamente allestendo per noi. Nella solitudine, nell'abbandono della montagna brilla una stella: buon Santo Natale, buon anno nuovo, anno di grazia 2015.
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