mercoledì 4 agosto 2021
La poesia di Montale «Prima del viaggio» rappresenta forse la più nitida fotografia della nostra vita di questi giorni: «…si scrutano gli orari,/ le coincidenze, le soste, le pernottazioni/ e le prenotazioni (…) E poi si parte e tutto è O.K. e tutto/ è per il meglio e inutile». E poi si fa scorta di mascherine, si controlla il green pass e ci si guarda sospetti quando al mercato o al bar si profila un assembramento. Ma questa non è già più poesia, che ha l'ardire di attenuare un'angoscia: è la parodia della minuta cronaca quotidiana. Siamo cambiati, tutto è cambiato. Lo è il clima che sarebbe causa di tanti disastri, con la mannaia su grano duro e cacao; lo è la relazione per cui l'altro viene guardato come potenziale vettore, ancor più se fa parte dell'esercito silenzioso che, non volendo il vaccino, ritarda l'uscita da un tunnel per tutti. Maria, 91 anni, era la "cusiniera" per antomasia che a Calamandrana (Asti) cucinava il fritto misto alla piemontese e il raro aspic di verdure. Aveva imparato il mestiere da giovane, andando nelle case a cucinare per allestire una festa di nozze o un compleanno. Quando festeggiò le 200 stagioni in cucina mi volle al suo fianco, per celebrare coi suoi famigliari e gli amici la sua trattoria di campagna che rappresentava la memoria dei cambiamenti, dopo la guerra. Mai avrebbe pensato di combattere una guerra diversa, ma sempre guerra, dove c'è chi tradisce e chi volta le spalle. Aveva comunque attraversato anche questa e solo un mese fa era davanti a un video per il progetto "Ristoratori in cattedra", dove lei insegnava a fare la mitica finanziera, scoprendo che il mestiere della "cusiniera", forse, stava tornando d'attualità. E ora che ne sarà del suo e nostro viaggio?, vien da domandarsi con Montale; che risponde: «Troppo accuratamente l'ho studiato/ senza saperne nulla». Già: che ne sapremmo dell'Infinito, se non fosse che la vita ci sollecita in continuazione fissando crepe sulle nostre certezze? «Un imprevisto/ è la sola speranza. Ma mi dicono/ che è una stoltezza dirselo», conclude il poeta, dandoci un senso per questi giorni dove serve propensione alla responsabilità per avere coscienza. Perché nulla venga vanificato: sarebbe un delitto dimenticare il dramma che ci portiamo alle spalle; sarebbe da sciocchi pensare ancora che il problema del virus è sempre di altri.
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