domenica 21 aprile 2013
Ci sono novità tecnologiche nel campo della filiazione. Su Repubblica (lunedì 15) si annuncia un «test dolce che rassicura le mamme»: invece dell'amniocentesi con i suoi timori e i suoi rischi, una semplice analisi del sangue «in grado di individuare i più frequenti problemi cromosomici del neonato». L'annuncio ha un forte sapore di Antilingua: «problemi cromosomici» significa «sindrome down», un motivo assai frequente di aborto. Speriamo che la dolcezza del nuovo test non induca all'amarezza dell'aborto. Ancora: nel suo supplemento Tuttoscienza (mercoledì 17), La Stampa annuncia altre novità per fabbricare un bambino di ottima qualità. Le elenchiamo: nuove «stimolazioni ovariche senza aspettare i cicli spontanei» per ottenere «ovociti qualitativamente superiori», «affinamento delle tecniche di selezione dell'embrione migliore», garanzie contro «gravidanze gemellari non dovute», «screening per le anomalie numeriche dei cromosomi», infine «sistemi di videocinematografia per osservare la crescita embrionale». Più che dell'amore fecondo i bambini diventano figli della gelida tecnologia più letale che prenatale, perché si fonda sullo scarto di quelli «venuti male». Per fortuna (ma per La Stampa questo è un lamento) «l'unico aspetto della procreazione medicalmente assistita rimasto fermo in questi decenni riguarda le opposizioni di tipo etico e religioso. Sotto questo profilo possiamo dire di essere rimasti ancora al Medioevo, specialmente in Italia». Viva l'Italia.PARAFELICITÀUn'intera pagina è stata dedicata da l'Unità (giovedì 18) alla «felicità» di una «famiglia» che tale non è e che, forse, neppure è felice. Questa parafamiglia è composta di due donne, Alice e Marina, «che hanno due gatti e due figli», Pietro e Lucilla. Dei gatti non dice, ma dei figli l'Unità precisa che ciascuna se li è procurati per conto proprio in Belgio, dove la fecondazione artificiale eterologa è consentita. «Sono l'espressione del loro amore», scrive il giornale, anche se i figli sono frutto di adulteri concordati e di incontri commerciali assai lontani da casa e dei padri nulla si sa. È davvero questa la felicità? Viene il dubbio che Alice e Marina si siano fatte iniettare quel «peptide» (un «neurotrasmettitore» scoperto da un gruppo di ricercatori dell'Università della California) che, opportunamente stimolato, «migliora sia l'umore sia l'energia». È «la molecola della felicità» artificiale, scrive Panorama uscito ieri. Artificio per artificio… UN DIO IMPERFETTO?Lo scrittore Roberto Gervaso è un bravo aforista. Bravo, però, non significa coerente. Ecco (sul Messaggero, venerdì 19) uno dei suoi più recenti aforismi: «Niente più dei miracoli mi fa dubitare dell'esistenza di Dio, essere giusto e perfetto, che non fa sconti e grazie a nessuno». Se così fosse Dio sarebbe imperfetto, cioè non Dio: gli mancherebbero misericordia e amore.STILE LIBEROEcco due classici esempi di stile Libero: domenica 14, titolo su tutta la prima pagina: «Mortadella al Colle, un salame al governo». Venerdì 19, come sopra: «Torna odore di mortadella». Per chi avesse dei dubbi, il direttore di Libero non è un salumiere, ma uno stimato giornalista.
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