martedì 18 novembre 2014
L'Italia resta anche dopo l'1-1 di domenica con la Croazia quella che Conte ci aveva promesso e presentato già con Norvegia, Azerbaigian e Malta: modesta in tutti i sensi, difetti e virtù. Ma più della scarsa qualità colpisce l'atteggiamento umile degli azzurri, pronti a tener testa a un avversario più potente anche tecnicamente, battendosi con impegno, senza cercare colpi magici, dedicandosi - prendo ad esempio El Shaarawy - tanto alla costruzione offensiva quanto alla copertura difensiva e alla costante tutela del centrocampo. Questa squadra è così ispirata dalla nuova espressione tecnica di Conte - poca intensità, molta prudenza - che riesce a superare anche la paperissima di Buffon, in altri tempi, in altre occasioni motivo di panico e sconfitta, proprio come accadde ai Mondiali con il Costarica (e subito penso a che si sarebbe detto, sui media, se una così clamorosa gaffe l'avesse firmata Balotelli, tirato in ballo e colpevolizzato anche da assente...). Se una critica si può muovere a Conte, questa riguarda l'impiego tardivo di Pellè, l'unico attaccante dotato di potenza e di quella naturale propensione al gol nel quale si esercita settimanalmente in Inghilterra, ma c'è una spiegazione: il ct, proprio come negli anni ci hanno insegnato i Maestri Italiani (in particolare il Valcareggi che vinse l'unico Europeo azzurro - 1968 - e ci portò in finale a Messico '70, e tuttavia lo facemmo a pezzi) sta semplicemente raccogliendo punti con una condotta prudente che castiga anche il suo personale orgoglio, in attesa che eventi miracolosi gli forniscano dei campioni (a cominciare da Verratti) almeno per la fase finale di un torneo che stiamo onorando come i croati pur se i nostri avversari, almeno per la critica, sono considerati di altissimo valore. A proposito di campioni, immagino la delusione di Mancini, il neo mister interista, spettatore dell'ennesimo flop di Kovacic che gode - almeno nei dintorni di San Siro - di una fama immeritata, visto che alle indubbie qualità tecniche non sa accompagnare prove pratiche degne di tanta stima. Tornando a Conte, i suoi migliori giocatori sono De Rossi e Candreva, interpreti ideali del modulo che predilige un centrocampo tuttofare e capaci di esibire un'energia vitale da trasmettere ai giovani e ai carneadi sempre più numerosi nella Nazionale mortificata dal campionato degli stranieri. La ricerca di un gioco di qualità e di un goleador prolifico continuerà ancora per lungo tempo e non sarà certo l'Albania, che affrontiamo oggi in amichevole, a farci felici. Il vero progetto di Conte è semplice e onorevole: lavorare, lavorare, lavorare.
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