venerdì 29 novembre 2013
Ieri sull'"Osservatore" grande apertura: «Senza fine». E nel sommario le parole di Francesco: «Chi pratica la misericordia non può avere paura della morte». Poco? Troppo? Annuncio grande quanto basta, e spiace che tante pagine laiche non gli diano spazio. Spiace anche che un uomo, prete, teologo intelligente come Hans Kueng in questi giorni non si sia distaccato dalle vecchie abitudini di mescolare le carte e su "Repubblica" (27/11, pp. 1 e 33: «Il vento della Curia») leggendo l'Evangelii Gaudium scriva che «la Riforma della Chiesa procede», ma subito lanci l'allarme perché c'è ancora «il rifiuto indiscriminato dell'aborto e del sacerdozio femminile»: per lui sarebbero «i limiti dogmatici di questo Papa». Da più di 40 anni la parola "dogma" è il fantasma di Kueng. Semper Idem: all'inizio, dicendo «dogmatica» la «Humanae Vitae» che nella stessa intenzione di Paolo VI non volle esserlo, trasse argomento per negare «l'infallibilità della Chiesa e del Papa», che è vero dogma di fede. Da allora la sua lotta personale con il «S. Offizio», ora «Congregazione della Dottrina della Fede». Fino ad oggi ancora lì: adesso ce l'ha col suo Prefetto, monsignor Mueller, e per due ragioni: sarebbe «ultraconservatore» perché ha ribadito «l'esclusione dai Sacramenti dei divorziati risposati», e poi sarebbe troppo vicino a Benedetto XVI. Con lo stesso metro, dirà che Mueller è anche discepolo di Gutierrez e fautore della "riabilitazione" della sostanza buona della teologia della liberazione? Figuriamoci! Lui ha anche pronto il sospetto: contro «la riforma» di Francesco agisce «effettivamente… ancora una sorta di "Papa ombra"», tramite Mueller. In sostanza Kueng ne chiederebbe il licenziamento. Forse aveva ragione chi – tanti anni orsono – diceva che in fin dei conti Prefetto della Fede voleva essere lui…
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