sabato 26 maggio 2012
«Bagnasco parla come Grillo»: titolo martedì sul "Fatto" (p. 5) per un articolo di Marco Politi. Qualsiasi cosa ci sia scritto sotto un titolo così misero passa in secondo piano. Ma il nodo dei contenuti di certa informazione religiosa no. Nelle stesse ore della prolusione all'Assemblea dei vescovi italiani si presentava un bel volume della Lev, "Giornalismo e religione". Il presidente della Cei lunedì aveva detto molte cose, e i lettori di "Avvenire" hanno potuto leggerle. Ma gli altri? Propongo una personale e piccolissima scorsa tra le cose dette e ignorate. La prima, con citazione di parole del Papa, piena di rispetto e affetto verso tanti fratelli «agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace, persone che soffrono a causa dei nostri peccati, e hanno il desiderio di un cuore puro, sono più vicini al Regno di Dio di quanto non lo siano i fedeli di routine, che nella Chiesa ormai vedono solo l'apparato, senza che il loro cuore sia toccato dalla fede». Non basta. Anche il ricordo della «domanda d'amore che il Signore ha rivolto alla sua Chiesa tramite il Concilio Vaticano II, vero "transitus Domini", autentico dono di Dio». Qui Bagnasco, cita anche il suo predecessore Poma, e fa eco alle voci di Giovanni XXIII, Paolo VI, e via via fino a Benedetto XVI. Ancora: «Vorrei aggiungere una parola nei riguardi dei sacerdoti che al Sud, ma ora anche al Nord, si trovano a far fronte al sistema mafioso, alle sue minacce… Noi vescovi siamo, senza incertezze né titubanze, schierati con loro, e vogliamo assicurare che la Chiesa mai diserterà il proprio impegno contro la malavita». Ci sarebbe, c'è, molto altro, ma può bastare. «Bagnasco come Grillo»? Che giornalismo è mai questo che appare rispettato, blandito e seguito anche da gente che si dice "di fede"? Brutto. Ed è proprio un "fatto"!
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