Ministri di culto, pensionamenti giù
giovedì 23 ottobre 2014
In calo i pensionamenti 2013 dei ministri di culto. Nel corposo Bilancio sociale 2013, presentato di recente dall'Inps con un profluvio di dati e di attività svolte dall'Istituto lo scorso anno, il Fondo di previdenza per il clero è illustrato con poche notizie: 33 milioni di contributi versati da 19.420 ministri di culto. Due cifre che provengono da un'analisi ben più articolata della previdenza sacerdotale, come si evince dal consuntivo della gestione 2013 ufficialmente approvato dal Comitato di vigilanza del Fondo clero. Il bilancio dello scorso anno ha registrato 490 ministri di culto che hanno ottenuto la pensione di vecchiaia, 16 sacerdoti che sono stati colpiti da una malattia permanente ricevendo la pensione di invalidità, e 28 familiari, parenti di sacerdoti deceduti oppure coniugi e figli di ministri non cattolici, ai quali è stata riconosciuta la pensione di reversibilità. Le pensioni di vecchiaia sono in flessione (meno 48 pensionamenti sul 2012), un calo da addebitare in particolare all'aumento di 3 mesi come maggiore speranza di vita e che l'Inps applica anche ai sacerdoti malgrado la rispettiva età pensionabile di 68 anni sia ben oltre il requisito della riforma Fornero. Limitate e stazionarie sono invece le "invalidità", da sempre frenate da regole restrittive, datate al 1974 e non in linea con l'evoluzione della previdenza sull'invalidità pensionabile. In leggero aumento le pensioni ai superstiti, delle quali beneficiano maggiormente i ministri di altre confessioni.I nuovi pensionati percepiscono mediamente una rendita annuale di 7.908 euro lordi. L'assegno di invalidità, il cui importo dovrebbe soddisfare i bisogni di una salute compromessa, si limita a 6.788 euro, mentre la pensione ai superstiti scende a 5.392 euro.Da decenni il rendiconto economico e patrimoniale del Fondo presenta un disavanzo sempre più acceso. Mentre l'andamento del 2013 è sbilanciato per 98 milioni di euro, il deficit patrimoniale accumulato nel corso degli anni è sceso nell'abisso di 2.084 milioni di euro.Il colpo di grazia su questo deficit lo dà ogni anno il prestito che lo stesso Inps concede al Fondo per il necessario equilibrio contabile ma, in particolare, gli interessi passivi (51 milioni per il 2013, importo superiore a tutti i versamenti contributivi dell'anno) al tasso del 2,5%, e solo dal 2014 sceso all'1%.Nessuna legge o decreto ha finora preso in considerazione il ripianamento del Fondo come debito morale verso una categoria silenziosa, ma particolarmente incisiva nella collettività nazionale per gli incalcolabili servizi resi nei campi dell'assistenza, del disagio sociale, della prevenzione, della custodia dei beni culturali.
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