martedì 20 ottobre 2015
Sono cresciuto con quei “mister” che non parlavano dei singoli. Neanche per fargli i complimenti. La squadra e basta, nel bene e nel male. Adesso incantevoli penne raccontano la stupefacente storia di Ezio Capuano, l'allenatore dell'Arezzo che minaccia I suoi giocatori di squartarli e confessa di averne anche picchiati, fra un insulto e l'altro. E tutti a gridare allo scandalo. Io credo che Eziolino - così teneramente lo chiamano - sia un furbacchione che s'è fatto una gran pubblicità: sapendo che la maggioranza dei presidenti (dalle belle braghe bianche) e dei tifosi trinariciuti ama l'allenatore “che si fa rispettare”, “che li spreme”, punta in alto, cerca un posto al sole. Ma sono altrettanto convinto che una volta ben piazzato saprebbe cosa fare coi “suoi ragazzi”, gli liscerebbe il pelo o userebbe - come si dice - il bastone e la carota. Perché in campo non ci vanno gli allenatori né I presidenti, ma I calciatori dai quali devi farti amorevolmente rispettare se vuoi vincere e far carriera. Prendete Sarri, il Maestro Sarri: l'estate scorsa De Laurentiis manifestò piacevole sorpresa perché vide che con lui I ragazzi del Napoli lavoravano sodo «come con Mazzarri». E senza lamentarsi. Già: Sarri è uno che sa quanta voglia abbiano i giocatori di giocare, ovvero divertirsi, perché in fondo sono bambini cresciuti inseguendo, toccando, colpendo e carezzando una palla. Guardate come gioca il Napoli cominciando dal guaglione Insigne e arrivando al Pipita che ha ritrovato il sorriso cancellatogli da Benitez... Ecco, questo io dico a chi mi chiede della Juve e del Milan che ancora non hanno incominciato davvero il campionato, pur in situazioni diverse, ché I rossoneri son proprio in crisi... nera: se osservate bene, juventini e milanisti non si divertono, giocano “freddi”, anche Bacca e Cuadrado tirano al grigio. Eppoi gli tocca sentire il mister che li critica pure. Mihajlovic: «La fase difensiva è un disastro... Diego Lopez un anno fa era il migliore e adesso ha qualche difficoltà...», cosí I cronisti si scatenano a mandare all'assalto Donnarumma per evitare I gol altrui, beccando anche Romagnoli, Abate, Alex, Antonelli e De Sciglio che nel Milan è spesso il peggiore e in Nazionale il migliore. E Allegri? «Il nostro problema è che non si segna... Morata va troppo in giro... Pogba ha giocato un tempo con sufficienza... No, non mi è piaciuta la gestione tecnica della gara... Li voglio più cattivi... Non ho fatto giocare subito Dybala? Era stanco...». Ma scusate, che ci fa un allenatore in un club, magari strapagato, se non cura la fase difensiva e non costruisce un attacco fulminante? Sarò esagerato ma io due tecnici cosí li manderei a casa. Altro che motivatori: demolitori. Milan e Juve devono cominciare al più presto a essere quel che ancora non sono: una squadra, e se volete la versione... sindacale, un collettivo. Il Milan è a pezzi: è passato dal tenero fratellone Inzaghi al duro Mihajlovic ma è sempre alla ricerca dell'Ancelotti perduto e aspetta che Berlusconi designi il quinto allenatore in tre anni. La Juve può riprendersi: perché ha una rosa preziosa che prima o poi sboccerà e una Champions che da sola motiva un gruppo di professionisti eccellenti stanchi di sentir rimpiangere Pirlo, Tevez e Vidal.
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