mercoledì 4 dicembre 2002
Non dobbiamo pretendere di capire il mondo solo con l'intelligenza: lo conosciamo, nella stessa misura, attraverso il sentimento. Quindi il giudizio dell'intelligenza è, nel migliore dei casi, soltanto metà della verità. È questo un passo del saggio Tipi psicologici di Carl G. Jung, con Freud uno dei padri della psicanalisi. La sua riflessione merita attenzione perché siamo spesso tentati di considerare come vero solo ciò che segue i canoni delle dimostrazioni razionali. Certo, l'intelligenza è una grande via conoscitiva a cui non si deve mai rinunziare. Tuttavia l'uomo possiede altri canali di conoscenza e uno di essi è il sentimento, nel senso più alto del termine: si pensi solo all'amore che fa scoprire orizzonti ignoti alla ragione. Anche la bellezza non è pienamente percepibile se non attraverso un'intuizione che comprende ragione, passione, contemplazione. Per questo, il grande Pascal aveva introdotto quelle "ragioni del cuore" che vanno oltre le ragioni della mente. La stessa esperienza di fede è una conoscenza che adotta la ragione ma che s'incammina su un percorso ulteriore. È, dunque, necessario non rinchiudersi mai entro gli estremi di un razionalismo arido e autosufficiente e di un sentimentalismo dolciastro e inconsistente. Ragione e sentimento sono due luci che ci guidano alla verità piena. È ancora Pascal nei suoi Pensieri ad ammonirci di evitare «i due eccessi: escludere la ragione e non ammettere che la ragione», consapevoli che «l'ultimo passo della ragione è riconoscere che c'è un'infinità di cose che la sorpassano».
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