martedì 5 ottobre 2021
Accade, a volte, che il ciclismo si faccia leggenda, mito, epos. Come domenica, quando il trentunenne bresciano, Sonny Colbrelli ha vinto nella più classica delle classiche, la Parigi-Roubaix, gelida e infangata come non accadeva da molti anni. I quotidiani (tutte le citazioni sono di ieri, 4/10) non si sono tirati indietro. Mai il fango fu tanto dolce: «L'urlo di Colbrelli re del fango» ("Giornale"); «Super Colbrelli eroe nel fango» ("Messaggero"); «Bici nell'inferno di fango» ("Quotidiano nazionale"); «Gli eroi di fango del ciclismo» ("Repubblica"). La "Stampa" affida il commento a Francesco Moser, che di Roubaix ne vinse tre: «Sul pavé vincono soltanto gli eroi». Lo stesso Moser, intervistato da Cosimo Cito ("Repubblica"), spiega: «La Roubaix la vince chi spera di correrla con pioggia, fango e nella tempesta».
L'epos risuona alto nelle righe di Maurizio Crosetti ("Repubblica"): «Sonny il ciclista si solleva dal fango come un golem e va a vincere la Parigi-Roubaix, che è la corsa delle corse dai tempi di Coppi e Bartali, è l'Everest, è il sogno, è la Balena Bianca che ogni corridore cerca di catturare nei sette mari di pozzanghere e pietre della sua vita». Gli fa eco Francesco Ceniti, inviato della "Gazzetta dello sport": «Che rumore fa la felicità? Per chi ha avuto la fortuna di essere ieri al velodromo di Roubaix, la risposta è facile: ha il suono acuto dell'urlo di Sonny Boy Colbrelli. Un ruggito devastante, come devastante è stata la sua corsa: tra pioggia, vento, buche, fango, cadute evitate». Marco Bonarrigo ("Corriere") conferma, l'urlo di Colbrelli sta al ciclismo come l'urlo di Tardelli sta al calcio: «C'è un uomo coperto di fango che singhiozza sul prato del velodromo André-Pétrieux di Roubaix (…). Il sogno della classe operaia del ciclismo non è il paradiso, ma l'Inferno del Nord».
Chi si è sintonizzato, non è più riuscito a cambiar canale, e pazienza per il calcio. Tanto da mobilitare il critico tv Aldo Grasso ("Corriere"): «La Parigi-Roubaix è meravigliosa insensatezza, è leggenda. Se l'avesse immaginata uno sceneggiatore…». Gli avrebbero detto: esagerato!
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