domenica 16 maggio 2010
Ieri Pippo Corigliano, «Direttore Ufficio Informazioni» dell'Opus ("Stampa", p. 34: «Quante fantasie sull'Opus Dei») smentisce «lo scrittore Perissinotto» che lì tra altre allegrie aveva affermato che «il fondatore dell'Opus fu confessore di Pinochet e fatto santo da Paolo VI»: due falsi patenti! Corigliano lamenta anche che «spesso sui media vengono attribuite all'Opus e al suo Fondatore le cose più incredibili, spacciandole per vere». E Perissinotto? Si scusa, ma solo perché ha scambiato Paolo VI per Giovanni Paolo II, e sul resto scrive che «le accuse più incredibili" spacciate per vere» dipendono dal «grande potere (non solo spirituale) detenuto dall'Opera e dal velo di riservatezza che caratterizza il suo agire» e perciò " conclude disinvolto " «le ipotesi talora fantasiose» sono «verosimili». Che dire? Finora, per Malpelo, Perissinotto era il cognome di un giocatore di calcio, ma qui è da espulsione con cartellino rosso professionale. C'è di peggio? Purtroppo sì. Spiace davvero leggere ("Manifesto p. 10 del 15/5), a firma cattolica da tanto tempo stimata, che «Opus Dei» e «prostituzione» sono la stessa cosa. Siamo all'insulto inspiegabile e nevrotico! E in tema «prostituzione» ieri ("Corsera", p. 56: «Le parole del Papa sulla pedofilia: il perdono non ferma la giustizia») bizzarra domanda: se nella «parabola dell'adultera" al posto della donna ci fosse stato un pedofilo" l'epilogo sarebbe potuto essere diverso»? Dunque: Gesù è durissimo con chi scandalizza i piccoli, ma perdona ogni peccatore pentito, piangente e deciso a riparare. E il corso della giustizia terrena è altro.
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