giovedì 30 luglio 2020
Memorie. “Corsera” (28/7, p. 33): «Quando il Vaticano si mosse per soccorrere Liliana Segre», oggi anche simbolo della libertà di vita per tutti. Andrea Riccardi ricorda così che dopo la fine della guerra, ricevendola in udienza accompagnata da un parente illustre, Pio XII la vide inginocchiata davanti a lui le disse: «Alzati! Sono io che dovrei stare in ginocchio davanti a te!». Ricordo lucido, che altrove spesso manca. E così stesso giorno, stesso “Corsera” (p. 9 intera) trovo una grande presentazione del Meeting di Rimini, da 40 anni sempre uguale e sempre diverso e nel titolone leggo che oggi all'Italia servirebbe «Ripartire con lo spirito del '48»! Ci penso, e qualcosa non fila. Infatti nel testo chi parla ricorda “lo spirito del 1946-47”, cioè del dopo la fine della guerra, della ricostruzione del Paese, dell'Assemblea costituente e della scelta repubblicana, cioè degli anni '46 e '47, ben diversi proprio dallo «spirito del '48» evocato in quel titolone, anno dello scontro durissimo della Dc di De Gasperi con l'allora Pci-Psi di Palmiro Togliatti e Pietro Nenni. Altro? Sì, e penso a quella immagine del Papa «in ginocchio» davanti alla vittima dell'ingiustizia. Papi “in ginocchio”? Siamo abituati anche alle immagini della lavanda dei piedi in Coena Domini, almeno da Paolo VI in poi, e fino a Francesco. Ma la realtà viva e provocatoria della memoria recente ha visto anche altro: il Papa che si inginocchia a baciare i piedi calzati di ospiti venuti da lontano, superamento di ogni ostacolo nella ricerca dell'unità, del rispetto reciproco e della fraternità senza eccezioni, privilegi o primogeniture che vengano a limitare l'amore del prossimo, soggetto di un'unica storia e di un'unica “memoria”. Vale la pena di purificarla per non fare torto anche oggi alla creazione e alla salvezza.
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