martedì 11 febbraio 2020
Il 12 febbraio 1980 le Br uccisero Vittorio Bachelet. Leggo due interviste, Rosy Bindi a Concetto Vecchio su "Repubblica" (9/2) e Giovanni Bachelet a Giovanni Bianconi sul "Corsera" (ieri). Avevo incontrato Vittorio Bachelet più volte: ero cappellano in una casa per donne anziane e lui, sorridente e amico – con accanto sua moglie, mite e silenziosa – veniva ogni tanto a trovare un'anziana zia, ricoverata. Lo uccisero. E fu subito meraviglia per le parole del figlio Giovanni al funerale, esemplari di Vangelo vissuto fino in fondo, in piena solidarietà di famiglia. Grande emozione! Amico di Moro e Zaccagnini, Vittorio: ucciso come simbolo della magistratura e quindi dello Stato? Sul vero perché, però, resta un mistero insoluto. Aveva diversi fratelli, Vittorio, e uno di essi, Giorgio Bachelet, aveva preso parte a una ricerca di amici del presidente della Dc su due possibili passaggi delle Lettere dalla prigione che anagrammati conducevano a una misteriosa villa di campagna presso Formello, sulla Cassia. Messaggi tra l'altro segnalati anche da Leonardo Sciascia nel suo libro "L'affaire Moro". Dunque una pista singolare – della quale poi fu informata anche la Commissione Moro, e pubblicata negli Atti – che orientava le ricerche in un modo da accrescere domande e dubbi sul possibile segreto sviluppo di tante altre cose… Ebbene: risulta che Giorgio Bachelet aveva certamente informato suo fratello Vittorio di quella "pista": forse una ragione in più per ucciderlo, quel 12 febbraio di 40 anni fa? Aveva parlato, lui, con qualcuno di quella pista, che – ripetiamolo – è presente anche negli Atti della Commissione Moro, ma è rimasta come sospesa nella nebbia del dopo-assassinio di Moro in tanti ambiti? Difficile pensare che Vittorio avesse tenuto per sé la cosa e non avesse informato qualche autorità. Forse, una ragione in più per eliminarlo non solo come simbolo della magistratura e dello Stato. Un dubbio che inquieta.
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