martedì 8 aprile 2014
Mazzarri sì, Mazzarri no, se famo du spaghi...: rischia di diventare canzonetta - parole e musica di Elio, noto interista - l'ultimo psicodramma dell'Inter. Da quando, appena vinta la Champions al Bernabeu, e dunque il Triplete, Josè Mourinho abbracciò e baciò fra le lacrime Massimo Moratti e sparì nella notte sulla Mercedes di Florentino Perez, presidente del Real. Era il 22 maggio 2010, d'allora si susseguirono alla guida della squadra Benitez, Leonardo,Gasperini, Ranieri e Stramaccioni, un fallimento dietro l'altro, la Grande Illusione di Moratti e del popolo nerazzurro sfociata, circa un anno fa, nel passaggio del club a Erick Thohir, 40enne indonesiano digiuno di calcio, presumibilmente gonfio di quattrini, e della squadra all'ex allenatore del Napoli, trascinatore di uomini, maestro dei Tre Tenori, Lavezzi, Hamsik e Cavani. L'inizio di Mazzarri è stato fulminante, poi, come inseguito dalla nemesi murignana, colui che osò intraprendere una sfida dialettica con lo Specialone è finito per cogliere più pareggi che vittorie, più sberleffi che applausi, più dubbi che certezze sul suo futuro. Ed è giusto precisare che Mazzarri, maremmano ardito e polemico, è l'unico panchinaro professionista mai esonerato, pregio di non poco conto in un mondo che vede ogni settimana allenatori licenziati, riassunti e risbolognati. Mazzarri sì, Mazzarri no...: “spaghi” a parte, il problema è davvero amletico; è tanta la voglia di liberarsi del “piangina” che tiene il conto dei rigori negati all'Inter eppoi, avutone uno dopo 34 settimane, lascia che lo tiri il povero Milito, disarmato eroe del Triplete, indirizzando il pallone fra le braccia del portiere del Bologna, ormai entrato nella leggenda urbana del club che non fa più tremare nessuno. Ma Thohir non è Moratti, e non intende aggiungere al conto il ricco ingaggio del tecnico; e forse crede anche alla necessità di non cedere italianamente alla disperazione, al gioco del saltapanca, ma di continuare a costruire là dove si accumulano macerie ma dove s'insinua una speranza europea. Perchè l'Inter cadde, risorse e giacque ma è sempre lì. A un passo dall'Europa League, con tutte le sue contraddizioni, i suoi vecchi carampani, i suoi giovani bruciati verdi e l'unica speranza che ha nome Icardi, non è mai troppo tardi. Può esser questa la risposta al ritornello: avrei mille storie mazzarriane positive da raccontare, almeno cento negative, e alla resa dei conti capisco non l'azzardo di Thohir ma il suo razionale, legittimo desiderio di tenersi il tecnico ereditato da Moratti insieme al club più pazzo del mondo. Mi giro intorno e vedo una categoria disastrata, vedo allenatori già famosi farsi ingaggiare per un pezzo di pane, altri più scaltri illusionisti pagati a milioni per milioni di parole, sbugiardati dagli ultimi della classe, e dico: adelante Mazzarri. Ma con juicio.
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