sabato 31 dicembre 2016
Ecosì te ne sei andata Matilde, in silenzio, tu che portavi il nome di antiche eroine e principesse, ma da tanto ormai certa della tua fine. Noi amiche ci sentiamo abbandonate senza il tuo equilibrio, il tuo coraggio, il tuo amore alla bontà, il tuo accorrere quando c'era bisogno della tua presenza.
Vedo le tue mani capaci di creare fiori di seta e di carta, le dita sottili che avevano cucito abiti da sposa, abiti eleganti per il teatro, i ricami pieni della tua fantasia quando insegnavi alle ragazze che avevano intrapreso una carriera nel campo della sartoria di pregio. Ti avevo incontrato un giorno, quando per una prima all'Opera era necessario l'abito lungo per le signore. Mi avevi cucito un ricamo di pietre e perle dicendomi che non ne avresti fatto uno uguale per nessun'altra.
Chiaro mi è il ricordo dell'estate al mare di Corfù quando nuotando cercavo di seguire la tua barca e tu ridevi, mentre i tuoi capelli chiari e gli occhi azzurri rispecchiavano le onde e il colore del mare. Come dimenticare quelle sere quando preparavi per un tavolo di amici quei piatti particolari che piacevano a tuo marito, perché gli ricordavano la patria greca. Poi si arrotolava il tappeto, si spostava la tavola e si ballava il sirtaki tutti in fila e cantando e ridendo si ritornava ragazzi.
Dietro a tutto questo c'eri tu, una donna forte, coraggiosa, amante della giustizia, dolce di fronte al dolore degli altri, capace di bontà profonda non fatta di carezze, ma di atti concreti. Passarono tanti anni ed io ero rimasta sola e la mia casa aveva per me il cancello chiuso. Andai da te a cercare aiuto e tu mi desti, senza pensare un secondo, le chiavi di casa tua dove ogni sera trovavo una tavola apparecchiata, una stufa accesa e il tuo sorriso semplice, la tua parola che dava tranquillità e mai mi hai fatto sentire ospite.
Abbiamo passato ore felici e ore di lacrime, come è giusto sia quando l'amicizia è vera e profonda; poi ti ho visto affrontare quasi in silenzio il male che ogni ora ti allontanava sempre più da tutti noi. Sono passati giorni e mesi di dolore e di speranze finché ho visto il tuo viso finalmente sereno in quel sonno eterno che promette una gioia che nessuno ha mai potuto descrivere, ma alla quale crediamo anche con gli occhi pieni di pianto.
Sei stata una delle pochissime amiche con cui potevo parlare senza finzione, senza farmi credere meglio di ciò che sono, ricambiando la tua sincerità con le mie verità. Pesante è la tua assenza e non so guardare agli anni futuri senza più la tua voce. Tu, secondo «la Parola», certamente sei felice.
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