venerdì 29 novembre 2002
Coloro che fanno i mass media disprezzano a tal punto la gente, da ritenerla più stupida di quanto lo siano i mass media. Il 15 luglio 2000, durante una diretta dalla piazza del Duomo di Lecce, un temporale abbattè alcuni strumenti del collegamento e, così, per 15 minuti sullo schermo televisivo rimase il solo segnale orario. Ebbene, stando ai dati delle rilevazioni d'ascolto, in quel quarto d'ora lo
share fu del 15%, ossia con tre milioni di spettatori incollati a contemplare il fluire del tempo. Si capisce perché un saggio apparso qualche mese fa, scritto da Roberta Gisotti, s'intitoli La favola dell'Auditel (Editori Riuniti). Ora, nella prefazione di quel volume il giornalista Giulietto Chiesa cita, tra l'altro, la frase - che sopra ho proposto - dello scrittore statunitense Gore Vidal, un autore molto critico nei confronti del modello di vita e di "civiltà" proposto al mondo intero dal suo paese. Effettivamente coloro che operano o dominano i mass media danno sempre più l'impressione di considerarci più stupidi di quello che siamo e di quello che essi sono. Un po' non hanno torto, se dovessimo dar credito all'Auditel e alle relative percentuali d'ascolto di alcuni programmi televisivi che definire stupidi è un eufemismo. Tuttavia, proprio quell'episodio di Lecce ci fa sperare che "la favola dell'Auditel" ci permetta di immaginare che i creduloni, gli affamati di vacuità, gli incanagliti dagli eccessi del piccolo schermo siano molti di meno e un sussulto di intelligenza affiori nelle menti di tanti.
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