martedì 15 settembre 2015
Contrasti: per “Libero” (12/9, p. 1 e 13) «Bergoglio sta scatenando un divorzio dentro la Chiesa». Solita accusa allucinata, qui con alleanza del professor De Mattei che dal Concilio in poi nella Chiesa Cattolica salva solo i lefebvriani più o meno manifesti. Bella coppia! Prima fila nel gruppo da decenni specializzato a definire eretici anche i Papi, da Giovanni XXIII in poi. Ricetta sicura: chi non è con quel gruppetto è eretico. E lo scrivono apertamente: per loro Giovanni Paolo II è “modernista, immanentista e panteista” (cfr. Patrick de La Roque: “Immanenza, Incarnazione e redenzione in Giovanni Paolo II o il modernismo di un Papa”). Anche tutti i Concili eretici? No, ma fino al Vaticano I, poi robaccia pericolosa. Stesso giorno però, curiosamente sul “Mattino” (p. 9) trovi a sorpresa lo stesso De Mattei, definito “centravanti nell'ex squadra del 'Foglio'”, contento per un attimo perché, a suo parere, Francesco ha «riconosciuto la liceità delle confessioni presso i sacerdoti della Fraternità S. Pio X». Dovrebbe essere grato al Papa, De Mattei, che parla non solo di “validità” ma anche di “liceità”. È una concessione. La differenza è essenziale! Un prete o un vescovo sospeso a divinis celebra la Messa validamente, ma illecitamente. E per l'“illiceità” dei sacramenti amministrati da vescovi o preti lefebvriani ci sarebbe esplicita la dichiarazione della Santa Sede (24/1/2009) sulla loro “non piena comunione” con la Chiesa cattolica, quella dei Papi del Concilio e del dopo Concilio. Ma lui insiste, e chiude il colloquio sul “Mattino” con la sua sentenza: le “parole” di Francesco sarebbero «fonte di disorientamento nella Chiesa». È “mano tesa”, quella del Papa? Sì, ma così prima agguantata e poi stritolata dall'impenitente e irriducibile “centravanti”: Calcio di rigore con respinta all'offerente. Grave responsabilità.
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