martedì 20 novembre 2018
Finita Italia-Portogallo, sabato sera, ascoltavo la tivuù senza guardarla, perché scrivevo, e a un certo punto mi è parso di sentire un vecchio amico dell'altro secolo, Dudù il Gagà: «Oh come mi sono divertito! Oh come mi sono divertito!». No, non era Enrico Montesano, solo un opinionista. Uno dei tanti divertiti. Ma poco dopo ho sentito anche un altro soddisfatto «per un grande primo tempo», ed era Paolo Rossi. Nooo, Paolo Rossi no! Quando penso a lui, quando lo vedo mi emoziono, m'escono dal cervello tutti i suoi gol, «golgolgol», ed eccolo contento dell'ennesimo zeroazero magari - come si diceva una volta - «pieno di giuoco». Cioè vuoto. E appagato di «un bel primo tempo», Paolino, come se il secondo l'avessero abolito, come se il meglio del campionato non fossero quei gol segnati largamente oltre la Zona Cesarini. Paolino è invecchiato - mi son detto, ma da che pulpito viene la predica? O forse s'è adeguato, sí, ha accettato la parola d'ordine dei Miglioristi, convinti che Mancini & I Suoi Ragazzi abbiano imboccato la strada giusta solo perché adesso non perdono. E s'avviano baldanzosi verso l'Europeo. Ma per certi commenti, in tali circostanze - restando allìOttantadue - meglio affidarli a Claudio Gentile, quello che i gol li ha impediti sempre e avrebbe apprezzato tanto zero. Grazie anche al risveglio di Donnarumma, che ha salvato la partita quando gli orfani di Ronaldo ci hanno provato. Ma ormai ci avevano risparmiato. Ecco: io non mi sono divertito. Perché il sarriano ticchettacche alla napoletana non lo reggo più, proprio come Verratti che per la sua prima bella partita azzurra avrebbe meritato non il sarrismo a tempo perso, inutile fatica che gli ha tolto il fiato, ma i classici movimenti del calcio italiano per finire addirittura in gol, altro che chiacchiere. Il ticchettacche senza Messi è solo una noia mortale. Ma lasciamo perdere il dettaglio, c'è un motivo basilare che mi mette all'opposizione: se vuoi ricostruire la diroccata Nazionale di Ventura devi unire fatiche a vittorie. Lavorare molto non per trovare la qualità ma la quantità, non la forma ma la sostanza. Forse non si è ancora capito che l'esclusione da un Mondiale si paga per anni; che dopo Belfast '58 è stata solo una lunga pena,
dieci anni per vincere il nostro Unico Europeo; che la prima terapia è ritrovare autostima, e ci vogliono gol, la medicina per vincere. E guarire da questo maldigol. E se non hai Rossi, inventalo. Come fece Bearzot quando decise di resuscitarlo e
trasformarlo in Pichichi. Come Rafael Moreno Aranzadi. Ma questa è un'altra storia. Di calcio. Di un calcio perduto.
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