sabato 4 aprile 2015
Malintesi: se in buona fede sempre da chiarire. Sul Garantista (2 aprile, p.1) rimprovero di Valter Vecellio nel sommario per l'anniversario della morte di Giovanni Paolo II: «"Lasciatemi tornare alla casa del Padre"... Fu accontentato e venerato come un santo. I Piero Welby vengono invece condannati all'Inferno». Doppio malinteso. Nessuno può essere condannato all'Inferno da altri che dall'Unico Giudice che è il Dio di (genitivo epesegetico!) Gesù Cristo, insieme giusto e misericordioso. E poi quel «lasciatemi». Parlava a coloro che intorno al suo capezzale pregavano con amore, ed è la testimonianza degli stessi che riferirono la frase. E poi nessuno provocò quel «ritorno»: suvvia! Altro malinteso, anzi uno e mezzo ieri sul Foglio (pp.1 e 4). Il mezzo in un titolo in rosso – «Si può leggere il Corano in chiesa?» – con domanda messa lì per deplorare un «desolante ritratto del multiculturalismo» visto come tale e senza eccezioni segno di relativismo e di resa di una «cultura», o peggio di una fede ad altri totalmente diversi. Ancora più duro, e difficilmente inavvertito il malinteso per cui (pp.1 e 4) leggi il rifiuto assoluto: «...che la Chiesa di Cristo debba umiliare la sua unzione messianica (...) tornando al Vangelo come scandalo rivoluzionario capace di relativizzare tutto, questo forse è troppo»! Il seguito ricorda il rifiuto di Charles Maurras fondatore de «L'Action Française», che appunto negava «la rivoluzione evangelica». In realtà l'«umiliazione» della Chiesa, posto che la si voglia chiamare così, è proprio quella modellata a imitazione dell'«umiliazione» (Getsemani e Calvario) che troviamo in Fil 2 e nei Vangeli della Passione e Morte che mentre scrivo vengono proclamati in tutte le chiese cattoliche del mondo: quella di Gesù di Nazaret, Autore e Pietra Angolare della Chiesa stessa. Non "troppo", quindi, ma sostanza di fede vissuta. Buona Pasqua!
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