giovedì 18 maggio 2017
Punti di vista, illustri malintesi e originali avvertimenti: i primi indebiti e i secondi benvenuti. 1. Leggo (“Il Giorno” 13/5, p. 1, «Sgarbi versus capre») che a un grande esperto di arte, «a proposito del nono comandamento, non desiderare la donna d'altri», un vescovo disse che «tra pensarlo e farlo non c'è differenza», e lui ne concluse: «Quindi lo faccio»! Allora capisco che qualche volta anche lui è un po' «capra», e non capisce bene. Infatti quella parola di Gesù (Mt. 5, 27-28) non parla di «desiderio» come apprezzamento della bellezza della donna, e infatti usa il verbo epithymèo che dice voglia violenta di usare la donna come un oggetto, anche se poi non si realizza per qualche ostacolo. Epithymèo: per la medicina antica, l'Arkàie Jetrikè di Ippocrate, il “timo” (thymòs) è l'organo della violenza e dell'ira... Quindi qui è un desiderio violento: non si realizza perché ostacolato, ma è già colpa morale. La differenza tra diritto e morale è che l'essenza del primo è “il fatto”, della seconda è “l'intenzione”. E la cosa ovviamente vale anche per gli uomini. Quel vescovo aveva e ha ragione: Gesù è difensore della persona umana anche in questa apparente “novità”! Questo era il malinteso. Quanto agli avvertimenti mi fa piacere annotare che da noi (salvo errori e omissioni) su Fatima solo Fabrizio D'Esposito (“Il Fatto Quotidiano”, 15/3: «Non solo apparizioni e segreti») abbia ricordato in pagina che sugli eventi da Fatima ci furono anche, persino «sulla stampa» allora violentemente anticlericale del Portogallo, le cronache di una straordinaria «danza del sole che il 13 ottobre durò 12 minuti», vista da migliaia di persone e raccontata su “O Seculo” (14/10/1917). Esperti, capre, giornalisti, vescovi, tutti sulla barca della quotidianità, con luci e ombre: per sentirci e capirci meglio...
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