martedì 26 gennaio 2016
Estremismi. «Non è la religione che intercetta la politica e ne devia il corso secondo i suoi dogmi. È la politica che (…) si afferra alla religione e la usa come scudo, come ricatto e come comando». Domenica serio Furio Colombo (“Il Fatto”, p. 13) sulle responsabilità dei politici che pretendono di “usare” le religioni per i loro interessi. Sei d'accordo ma ieri, lunedì, ancora Colombo, ancora “il Fatto” (p. 15) parte da immigrazione e recenti violenze a Colonia, con l'accusa diretta all'uso fondamentalista e folle della “Legge Coranica”, ma poi accusa la «Sharia italiana calata, con il cardinal Bagnasco alla testa, sulle unioni civili che in Italia non s'hanno da fare»! Nel primo caso, ragionamenti e analisi opinabili, ma corretti. Nel secondo, un fascio di unico intollerante giudizio, davvero fondamentalista e antireligioso. Dov'è infatti «la Sharia italiana»? Nell'esigenza di poter ragionare con la propria testa, distinguendo diritti veri da pretese in conflitto con diritti altri e di altri in vista di un confronto democratico libero e rispettoso? Dov'è la Sharia nelle parole del cardinale Bagnasco, quando – in pagina ancora oggi – si mostra non solo in accordo esplicito e ripetuto con le posizioni di papa Francesco in tema di famiglia e diritti civili di tutti, ma cita anche la Costituzione italiana vigente? Non ci sarà una specie di malattia tutta italiana anche in grandi intellettuali esperti in mille cose, ma che quando toccano Chiesa e religione cattolica diventano tutti sommari, incendiari ed estremisti? La raffinata giornalista che descrive la Chiesa come un «tumore» interno al corpo dell'Italia, per esempio, o il mio vecchio amico giornalista Massimo Teodori che ieri (“Corsera”, p. 27) vede «i parlamentari cattolici Pd» come «residui dell'integralismo» e niente altro. Leggi, e pare davvero un solo “fascio”...
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