domenica 19 settembre 2004
Signore, non si raccoglie un mango da una pianta di avocado e non si trova del mais su un banano. Noi agiamo tali quali siamo. Aiutaci ad essere quello che dobbiamo essere per portare il frutto di cui tu hai bisogno. Fino a qualche mese fa era sulle pagine dei giornali per la rivoluzione che l'aveva scossa: Haiti è un'isola caraibica umiliata dalla povertà e da un'antica tradizione di malgoverno e di oppressione. Eppure - come spesso accade tra i miseri della terra - ha una sua freschezza di spirito. Me lo attesta un missionario di quella terra che mi invia questa preghiera così semplice e spontanea, eppure così vera anche per noi benestanti e superficiali. Lo spunto è un adattamento dell'evangelico «Si raccoglie forse uva dalle spine o fichi dai rovi?» (Matteo 7, 16). Non si deve sognare di essere altri o diversi e usare questa illusione come alibi per lamentarci sui nostri insuccessi, sui limiti e sulla scarsità di frutti. «Se io fossi intelligente o potente, se fossi nato in un altro contesto, se avessi potuto realizzarmi in gioventù, se avessi avuto disponibilità"»: questa catena di recriminazioni conduce solo all'inerzia, al piagnisteo, all'insoddisfazione. Il mais è importante quanto la banana o il mango, anzi, può esserlo di più, nonostante sia comune. Ognuno è come la tessera di un mosaico che Dio ha disegnato nella storia: non importa il colore o il profilo; se il tassello viene meno, l'opera risulta ferita e incompleta. Non lasciar mancare, allora, il tuo volto nel disegno del mondo.
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