martedì 5 dicembre 2017
IIn Africa si trova bene come a casa sua. Machiavelli Nicolò, mentore di prìncipi e ispiratore di re, in Africa si trova a suo agio. Per lui era cominciata bene con Macron, il presidente banchiere della Francia che finge di prendere le distanza dall'Africa. Ascoltato da 800 universitari scelti, preparati e soprattutto addomesticati per acclamare l'oratore. Pagati fino alla vergogna di applaudire l'insulto fatto al loro presidente, nel Burkina Faso, paragonato a un agente dell'ente dell'energia elettrica che non funziona. Machiavellico il discorso, populista quanto basta per offrire le briciole di stoltezza imparata a memoria dalle banconote e dal gruppo di potere Bilderberg che lo ha accolto come membro onorario. E non parliamo del Summit di Abidjan in Costa d'Avorio che metteva attorno allo stesso tavolo l'Europa, l'Africa e le Nazioni Unite in delegazione. Tutti allo stesso tavolo ma con porzioni differenti.
Machiavelli ha consigliato il principe sul modo di governare e sull'arte della guerra senza fine come principio politico. Nella separazione tra etica e politica ha finalmente trovato la quadratura del cerchio che nessuno aveva mai osato realizzare prima.
L'applicazione del principio funziona soprattutto per quelli dell'altra parte del tavolo, che decidono il menu e gli invitati sostenibili al banchetto. Gli invisibili "Lazzaro", che sono moltitudini, buttati fuori, detenuti da qualche parte dietro un reticolato che li separa. La Cnn che in Libia ha mostrato al mondo ciò che il mondo ben sapeva, è riuscita a rende pubblico e riprovevole ciò che tutti amministravano. Artisti consumati dalle frequentazioni di copioni imparati a memoria nei palazzi del potere. Sapevano tutti degli schiavi, in Libia, nel Maghreb, tra le famiglie "bene" delle capitali, nei centri di identificazione e espulsione, a Ventimiglia, Calais, Ceuta, Melilla, Nouadibou e Agadez...
Il piano è riuscito a perfezione e ben oltre le aspettative. Si avvicinava il Summit, bisognava pur giustificare le misure di salvezza dei migranti, vittime di schiavisti, scafisti, mafiosi, umanitari e politici in cerca di voti a buon mercato. Ce l'hanno fatta e hanno messo pure l'Africa (i politici indegni di questo continente) nell'operazione. Liberare i migranti e (solo?) quelli che vorranno saranno rimpatriati grazie alla solerzia della citatissima e sacralizzata Organizzazione internazionale delle migrazioni, Oim per i complici e amici del capitale (umano beninteso). La perfidia macchiavellica del piano è apparsa in piena luce con la dichiarazione finale congiunta. Le solite cose che mettono l'economia al primo posto e soprattutto affermano che il Summit ha saputo "ascoltare" i giovani. Peccato che la società civile, africana ed europea, in riunione e procinto di organizzare una marcia di protesta ad Abidjan, sia stata sciolta a colpi di manganello e con l'aiuto di un'auto pick- up targata "dono dell'Unione Europea", nuova di zecca.
Nicolò di Bernardo dei Machiavelli, storico, filosofo, scrittore e drammaturgo, ha saputo dare alla politica dei prìncipi e dei capi quanto fino ad allora mancava. L'assenza di vergogna e il termine machiavellico, che indica intelligenza acuta e spregiudicata. La morale è una finzione letteraria e soprattutto sta al servizio del potere di coloro che hanno occupato il tavolo e ciò che ci sta sopra. Lui, Machiavelli, in Africa, nei regimi fantoccio condotti da presidenti corrotti dai mandati lettorali senza fine, si trova da re, anzi da "principe". Il Summit di Abidjan lo ha confermato come ospite d'onore. Soprattutto al momento di domandarsi il perché, in questo tavolo asimmetrico, il menu e il banchetto sono da una parte sola. I poveri sono tenuti lontano, dietro la porta e al massimo sperano negli avanzi che si buttano via. Per i migranti in Libia il tavolo del banchetto è diventato un gommone che naviga sulla sabbia, innocente, del futuro.
Niamey, dicembre 2017
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI