mercoledì 16 giugno 2021
Biologico e biodinamico pari sono; e scoppia la polemica. Almeno così è stato dopo che il Senato, il 20 maggio scorso, ha approvato il disegno di legge 988 "Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la certificazione delle produzioni agricole, agroalimentari e dell'acquacoltura con metodo biologico". L'alzata di scudi è arrivata dal mondo scientifico, che in pratica ha bollato la biodinamica come una pratica esoterica al limite della stregoneria. E le citazioni di alcuni passaggi dell'«Antroposofia» del padre della biodinamica Rudolf Steiner si sono sprecate, per avallare la tesi che non vi è fondamento scientifico in alcune delle pratiche proposte. Lunedì è sceso in campo anche Carlin Petrini, che non è uno scienziato ma certamente un uomo di buon senso. E ha scritto su "La Stampa" di aver letto giudizi «pressapochisti, sintomo di non conoscenza». Ora, personalmente mi rimetto a fianco di Carlin, esattamente come quando fummo chiamati nel Comitato scientifico per la candidatura dell'Italia a Expo 2015. E mi ci metto preoccupato come lui che una legge tanto attesa – che riguarda il 16% della superficie agricola complessiva, con tanti soggetti che stanno applicando motu proprio le aspettative europee di un'agricoltura sostenibile – subisca slittamenti alla Camera, dove il testo potrebbe essere stravolto. Anch'io come Carlin conosco tanti produttori, giovani, che sono stati investiti dal vento planetario di pulizia e si sono assunti la responsabilità di lavorare per un mondo migliore. C'è chi ha scelto la certificazione biologica, chi si è spinto verso la biodinamica, affascinato dalla tesi dell'interconnessione dei vari elementi all'interno di un ecosistema. Li ho conosciuti, ho assaggiato i loro vini e i loro prodotti, e non mi sono mai sembrati stregoni o invasati. Anzi li ho ammirati per la capacità di mettersi in discussione e di misurarsi con qualcosa di meno facile e scontato, e certamente meno produttivo. Del resto i danni che il modello agricolo intensivo ha portato sono palesi e l'impoverimento dei suoli e delle falde acquifere lo pagheranno proprio i millennials... Quindi perché quest'alzata di scudi dal sapore calunnioso, quando la scommessa è quella di applicare un'agricoltura rigenerativa, esattamente in linea con la direttiva europea che nel 2030 vorrebbe il 25% della superficie agricola a regime biologico? Suona strano che si discrimini la biodinamica quando pare, dal punto di vista legislativo, che essa rappresenti solo un plus volontario rispetto a una certificazione biologica che è obbligatoria per tutti. Tutti quelli col prefisso «bio».
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