sabato 17 ottobre 2009
Scrive un lettore che sentendomi a "Radio Radicale" in vivace discussione con Pannella e Bordin ha capito che sono «di sinistra», ma pensava che un cattolico non potesse. Per chiarire il pregiudizio colgo l'occasione del «caso Binetti», deputata Pd che sulla legge detta «anti/omofobia» ha detto «no», vedendovi anche cose inaccettabili alla sua libera coscienza. A strilli e minacce di espulsione lei giovedì ("Corsera", p. 11) replica così con Aldo Cazzullo: «Sulle questioni etiche (per il Pd io) non sono il problema, posso essere parte della soluzione». Perfetto! Conosco da lontano molte sue idee, e su tante dissento, ma non sulla fede e sulle sue esigenze inderogabili di coerenza, anche «adulta», per esempio in materia di bioetica. E allora? Allora se questo Pd cerca anche i voti dei cattolici coerenti, non può, come tale e obbligatoriamente, prendere posizioni inconciliabili con principi essenziali alla fede su vita e morte. Ciò non nega la laicità, ma include alla pari, in libertà, militanti ed elettori tutti, cosicché nessuno, in ricerca, cattolico o ateo, abbia il monopolio del partito. Buttar fuori la Binetti, e per ragioni attinenti alla coerenza cattolica, è segnale di espulsione per i cattolici come tali, mentre tenerla dentro in libertà avvia a soluzione tanti problemi. Leggo che per Massimo Bordin ("Europa", p. 2) se la Binetti resta avrà «il problema di farsi rieleggere dai propri elettori». Sì, ma se il Pd la caccia, avrà quello di riavere i voti di tutti i possibili cattolici coerenti e di sinistra come me. Sì: certe presenze non sono problema, forse indicano soluzioni.
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