mercoledì 23 dicembre 2020
Sospeso respiro. Poesia di pandemia, è un'antologia di nuovi testi di quattro poeti – Alberto Bertoni, Paolo Fabrizio Iacuzzi, Giancarlo Sissa, Giacomo Trinci – a cura di Gabrio Vitali, ma propriamente è un libro di Gabrio Vitali (Moretti & Vitali, pagine 280, euro 25). Il curatore, infatti, ha corredato le sillogi dei quattro con un saggio di venti pagine per ciascuno, proponendo e sviscerando «una sommessa finalità di educazione alla poesia». Felice pandemia, se ha favorito iniziative fuori scala come questa. I quattro poeti e lo stesso Vitali appartengono alla generazione nata a cavallo tra gli anni Cinquanta e i primi Sessanta del secolo scorso, e tutti e cinque sono amici fra loro. Nessuna rivalità, ciascuno segue la propria strada, condividendo però, come dice Vitali, «la funzione memoriale, la funzione sapienziale e la funzione civile che si intrecciano nei versi di un bravo poeta». Alberto Bertoni, con la sua aria da bon vivant, ha saputo commuoversi e commuovere con le tre edizioni di Ricordi di Alzheimer (2008, 2012, 2016), dedicati alla malattia del padre amorevolmente accudito. Qui pubblica diciassette Aforismi di Birkenau, dopo una visita al Lager. Il Covid è evocato nella tregua apparente del giugno scorso, con qualche passeggiata liberatoria per le vie di Modena dopo la reclusione domiciliare: «Microcefali microrganismi batteri / relitti sotto i tacchi quando esco / ogni mattina nel tragitto / casa edicola forno / per i due antiquatissimi giornali / e i tre panini al latte, / il terzo per il breakfast di domani // (oppure fame, più semplicemente, la fame di noi mortali)». Nell'appendice al profilo di Bertoni, professore nell'Università di Bologna, Vitali non può fare a meno di evocare la passione dell'amico per le corse di cavalli: «Non è del tutto assurdo», secondo Bertoni, «riconoscere un'identità profonda tra l'esperienza della poesia e quella ippica». Paolo Fabrizio Iacuzzi, attivo nell'editoria e presidente del Premio internazionale Ceppo, di Pistoia, si è imposto, nel 2005, con Patricidio, qui invece pubblica Fabiucce per una madre, ventuno sequenze in forma di sonetti - due quartine e due terzine - ma non in endecasillabi, con un incipit ricorrente: «Siamo ancora vivi per il tè delle cinque»; «Siamo ancora vivi per una sera»; «per dire grazie una volta»; «nonostante il confino»; «per un solo giorno»; «vivi ma fino a quando»; «ma non l'abbiamo deciso»; «e non lo sappiamo»; «per un'altra sera»; «vivi perché negarlo»; «vivi ma non conta di più»; «vivi per i nostri toast»… per concludere come all'inizio: «Siamo ancora vivi per il tè delle cinque». Suprema padronanza del mezzo espressivo, quasi a nascondere una pudica reticenza affettiva. Senza titolo alcuno, di Giancarlo Sissa, poeta attivo nel sociale, è un diario retroattivo sui giorni della pandemia, con intuizioni come questa: «È nei dettagli che si nasconde la pietà. La rivoluzione dei pianeti. Ogni anziano è l'unica copia di un libro impossibile da riscrivere. Impariamo a leggere invece di fare i fenomeni. Grazie». Un grande merito dell'antologia di Gabrio Vitali è la riproposta di un poeta interessantissimo e schivo: Giacomo Trinci. Ma ne parleremo la settimana prossima.
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