domenica 4 ottobre 2009
Sempre libero, «Libero», di copiare l'aggressività di chi gli ha scippato il fondatore, e così ieri p. es., prima pagina in alto, prime righe da leggere proprio sopra l'apertura strilla: «Tanti auguri. Firmato: il Papa. Ma la sposa è figlia del boss». E a p. 18 titola: «La benedizione del Papa al matrimonio del boss». Si sposava «il boss», o «la figlia del boss»? A «Libero» pare lo stesso, e non lo è. Segue un lungo scrupoloso articolo sulla storia non esemplare di Pasquale Condello, soprannominato «U Supremu» e presentato appunto come attuale «capo supremo della n'drangheta». E allora? È successo che sua figlia si è sposata e - uso diffusissimo in tutto il mondo - qualcuno ha chiesto una beneaugurante benedizione papale, arrivata per telegramma dal Vaticano. Ne partono migliaia ogni giorno, in tutto il mondo, e chi vuole ottenerli deve rivolgersi a chi se ne cura per i fedeli. Del resto un augurio e una benedizione a due giovani sposi non si negano mai. Ebbene: a «Libero» si sono scandalizzati e ci hanno fatto lo strillo della prima notizia della prima pagina e un articolo di fiera protesta! Che dire? Due cose: che i figli, e anche le figlie, non debbono portare le colpe dei padri. Per noi vale ancora. E poi che talora a forza di rimestare tra inchieste e documenti, che talora sono anche falsi, si può arrivare a perdere il senso della misura. A meno che non si voglia che qualche collega sia assunto agli uffici dei telegrammi vaticani? Lì magari sarebbe prezioso per indagini preliminari sui telegrammi, ma «Libero» lo perderebbe...
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