lunedì 11 ottobre 2004
Il laicismo referendario prospera nella confusione delle idee e nell"ignoranza colpevole. Si potrebbe anche dire nella falsificazione, per lo meno colposa. La colpa, in ogni modo, c"è e grave, anche perché ai giornalisti (intervistatori e direttori) l"ignoranza su ciò che scrivono e pubblicano non si può perdonare. Specialmente se ha come effetto la diffusione di notizie false e tendenziose in grado di turbare la formazione delle opinioni, tanto più in vista di un evento come i referendum sulla legge di fecondazione artificiale. Su Panorama (del 7 ottobre) Mariella Boerci intervista «Sonia Raule, conduttrice televisiva e moglie del manager Franco Tatò», la quale «si dichiara "indignata"» e «pronta a una battaglia liberale». L"intervistatrice chiede «da dove nasce tanto fuoco» e «a che cosa si riferisce in particolare». Risponde la Raule: «Al divieto di raccogliere e conservare le cellule staminali del cordone ombelicale che appartengono al patrimonio di ogni madre e in futuro potrebbero curare e addirittura prevenire certe grandi malattie dell"uomo». La Boerci insiste: «Il fatto è che la legge lo impedisce» e «la bella Sonia» risponde: «È questo che mi rende rabbiosa», oltre al fatto di aver partorito «in una clinica romana, dove, peraltro, i medici non sapevano nemmeno da che parte cominciare per raccogliere il sangue cordonale». Cosìcché ha dovuto tradurre loro dall"inglese le istruzioni contenute nel "kit" comprato in America (2500 dollari) e poi spedire il tutto a Boston, dove glielo conservano a 99 dollari l"anno. Sennonché il divieto di cui la Raule parla non esiste mentre, per non adoperare le staminali embrionali, l"uso del sangue cordonale è raccomandato e già praticato. Questo, però, non lo sanno lei, che pure fa la conduttrice televisiva ed è convinta di avere eroicamente violato la legge, la giornalista che la intervista e il direttore di Panorama che spreca tre pagine per una bugia grossa così.La vicenda è persino umoristica: un signora della buona e danarosa borghesia che sceglie una clinica poco aggiornata, i cui ostetrici non sanno né la legge che li riguarda né il loro mestiere e neppure quel po" di inglese medico che serve tutti i giorni. Ma per il Far West della provetta, tutto fa brodo. Anche le menzogne e le figuracce dei giornalisti.
IL PROGETTO D"ERBAAnche Eugenio Scalfari fa la sua bella brutta figura. Una lettrice del Venerdì di Repubblica (8 ottobre) gli chiede «chi sia esattamente questo embrione, se è già vita o non lo è e se non lo è quando lo diventa». Lui mostra di non capire che quella «vita» non aveva senso se non era intesa come vita umana e risponde che sì, è vita, perché «anche un filo d"erba è vita» e tanto più «l"embrione che contiene un progetto di persona». Però non si comprende perché l"erba sia vita (erborea) sin dal principio e senza un progetto d"erba e invece un embrione d"uomo sia vita (umana), ma non sia uomo. Trascurando l"evidente sottinteso, Scalfari evita poi di rispondere al principale interrogativo del lettore: «Quando lo diventa?». Infatti lì sta il problema: poiché l"essenza di persona è intrinseca, può diventare persona chi non lo è già?
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