mercoledì 11 ottobre 2017
Antonio Candreva ha portato l'Italia di Ventura ai playoff come testa di serie (avversarie: o le due Irlanda, o la Svezia o la Grecia: lo scopriremo al sorteggio del 17 ottobre). Il suo gol non appartiene a una scelta tattica, non c'è modulo che tenga, affrontare la ribadita inutilità di un 4-2-4 che svuota il centrocampo è pura chiacchiera da bar. Candreva è semplicemente il deus ex machina di una messa in scena stucchevole, l'inviato di Giove Palla che firma un atto decisivo guarda un po' nella terra dei suoi avi: è di origini arbereshe, albanese dunque, e ne conserva il tratto guerriero. Chissà se il buon Panucci ne fosse al corrente, forse l'avrebbe fatto controllare meglio. Svolazzi a parte, Antonio sottolinea anche la particolare condizione del calcio italiano: lo ritrovo, infatti, nei miei taccuini, protagonista azzurro alle Olimpiadi di Pechino 2008. Nove anni fa. Nel frattempo, due Mondiali (Sudafrica e Brasile) e due Europei (Ucraina e Francia) senza colpi azzurri. Questo siamo. Niente. L'ultima volta che abbiamo gioito, orgogliosi, è stato quando Antonio Conte ha trascinato l'Italia a vincere contro la Spagna, il 27 giugno 2016 a Parigi, gol di Chiellini e Pellè. Amen. In queste ore si parla tanto delle fatiche del Portogallo di CR7, tanto per consolarci, dimenticando che quell'Europeo cosí triste per noi loro almeno l'hanno vinto. Appena i giochi saranno fatti, sapremo con chi dovremo batterci, a novembre, per arrivare in Russia. Ma sarà solo un altro episodio della stentata vita azzurra dovuta a un campionato più straniero che italiano, a club che sono infastiditi - l'ha confermato ieri De Laurentiis - dall'attività della Nazionale. Ho sentito parlare di riforma da un ministro, Lotti, da un presidente del Coni, Malagò, ma siamo ancora al palo. Una prova viene dalle tre ultime povere partite azzurre con Spagna, Macedonia e Albania al cui racconto è mancato il protagonista più atteso, Insigne, lo scugnizzo da cento milioni. Colpa sua o di Ventura? Chiedetelo a Mertens, a Callejon, a Sarri che con quei due al suo fianco l'ha fatto diventare un campione. Per il Napoli! Non per l'Italia.
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