domenica 6 maggio 2012
Nel corso della "tavola rotonda" sui valori, problemi, difficoltà, diritti e doveri di fronte ai quali gli strumenti della comunicazione sociale si trovano nel «comunicare vita», che ha caratterizzato, venerdì 4, la serata del convegno nazionale di Scienza & Vita, uno dei giornalisti partecipanti ha fatto riemergere, come caso di "informazione difficile", il rifiuto della Chiesa di celebrare i funerali religiosi di Piergiorgio Welby. Si trattava, però chiaramente, di qualcosa di più dell'uccisione di un consenziente: fu piuttosto – come un altro giornalista, il nostro Francesco Ognibene, ha sottolineato – un suicidio richiesto, anzi preteso e, soprattutto, predisposto e largamente adoperato dallo stesso Welby e dai radicali a fini politici di partito e di laicismo. Tre settimane fa i media si erano trovati di fronte a un caso analogo "difficile", ma inverso: una Messa celebrata a Pasturo (Lecco) dal cardinale Ravasi in suffragio della poetessa Antonia Pozzi, credente e ricca di spiritualità, ma morta suicida a 26 anni, nel 1938, per un tormento spirituale. Qui, al di là delle ragioni della Chiesa, più volte illustrate in entrambi i casi citati per spiegare il no e il sì, occorre qualche considerazione circa la "laicità" di una società democratica come la nostra, che, se vuol significare non ingerenza della Chiesa negli affari dello Stato e della politica, esige anche l'inverso: la non ingerenza dei cosiddetti "laici" nelle cose di fede. Invece i laicisti si servono a sproposito di argomenti troppo ostici per loro, come quello, abusato, di una "carità cristiana" che violerebbe, come la vedono loro, verità e giustizia. Questo tipo di ingerenza a rovescio accomuna i "laici" al di sopra degli schieramenti. A sinistra, per esempio, Il Fatto quotidiano dedicava (17 aprile) quasi una pagina a una sua sentenza che imputava alla Chiesa di avere considerato Welby un «suicida di seconda classe». A destra, Il Foglio condannava «quella strana idea di Ravasi sul suicidio che non sarebbe sempre un peccato mortale». Ve li immaginate voi Marco Politi e Giuliano Ferrara che dibattono di teologia morale? Stesso interrogativo per Marcello Veneziani, che però si limitava a porre su Il Giornale domande su «quando si celebra una messa per una suicida». Soprattutto nel caso di Welby, gran parte dell'informazione "laica" non fu «difficile», ma almeno colposamente carente, cioè scorretta: comunicava morte.DISCRIMINAZIONIQuesta interessante notizia l'ha riferita Libero domenica scorsa: un'azienda lombarda «cerca personale da inserire in una web-tv, in una web-radio e nel più grande portale internet del mondo gay europeo» eccetera. I requisiti dei «candidati al ruolo di collaboratori (impiegati/e, web-disegner, programmatori, segretarie, cameraman, addetti allo studio radio/tv, tecnici audio/fonici, inviati esterni, speaker e ufficio stampa) possono essere di entrambi i sessi, ma assolutamente gay». Quando si parla di discriminazione omofoba...MINUSCOLITÀA il manifesto piacciono le minuscole, come dimostra la sua testata, ma mentre rispettano la maiuscola dei nomi propri, sembra esista per loro una questione aperta con Dio e, di conseguenza, anche con la «chiesa»: li scrivono sempre con l'iniziale minuscola (vedi venerdì 4). La questione, però, non è di ortografia. Nelle materie non materialiste sembrano avere una punta di meschinità intellettuale: pensano minuscolo.
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