sabato 26 gennaio 2019
Francesco a Panama. Ieri qui (p.19) in sintesi per ragioni di fuso orario Mimmo Muolo sulle sue parole ai vescovi nel ricordo di San Romero: «Non era un amministratore di risorse umane (...) sentiva con amore di padre, amico e fratello. Una misura (...) per valutare il nostro cuore episcopale (...) Possiamo chiederci: quanto mi tocca la vita dei miei preti? Quanto riesco a lasciarmi colpire da ciò che vivono, dal piangere i loro dolori, dal festeggiare e gioire per le loro gioie? Il funzionalismo ecclesiale e il clericalismo (...) che rappresenta una caricatura e una perversione del ministero si comincia a misurarlo con queste domande (...) è soprattutto una questione di impatto e della capacità che i nostri programmi episcopali abbiano spazio per ricevere, accompagnare e sostenere i nostri sacerdoti (...) Questo fa di noi dei padri fecondi. Su di loro normalmente ricade in modo speciale la responsabilità che questo popolo sia il popolo di Dio. Loro sono in prima linea (...) hanno bisogno della nostra paternità (...) La Chiesa di Cristo è la Chiesa della compassione, e questo inizia a casa. È sempre buona cosa chiederci come pastori: quanto mi tocca la vita dei miei sacerdoti? Sono capace di essere un padre o mi consolo con l'essere un mero esecutore? Mi lascio scomodare? (...) Lasciarsi scomodare dai sacerdoti (..) È importante che il sacerdote trovi il padre, il pastore in cui “rispecchiarsi” e non l'amministratore che vuole “passare in rivista le truppe”. (...) L'autorità del Pastore consiste in particolare nell'aiutare a crescere, nel promuovere i suoi presbiteri, piuttosto che nel promuovere sé stesso – questo lo fa uno scapolo, non un padre – la gioia del padre/pastore è vedere che i suoi figli sono cresciuti e sono stati fecondi. Fratelli, che sia questa la nostra autorità e il segno della nostra fecondità». Così il Papa ai vescovi, e sui preti! Una luce per tutti...
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