domenica 18 luglio 2010
Ieri ("Repubblica", p. 30: "I preti pedofili e la gogna mediatica") Giovanni Valentini dà l'idea di serietà iniziando con citazione di un recente libro, che in realtà è una discarica di chiacchiere e calunnie su 2000 anni di Chiesa. Pur finendo poi con qualche scintilla di recupero, lui si allinea definendo subito la pedofilia «antica come la fede»: ovvio, cristiana e cattolica! Parallelo di malafede o di ignoranza: mai sentito parlare di pedofilia nell'Atene precristiana? Non basta: scrive che sì, ora il Papa denuncia «il male che è al nostro interno», Santa Sede e «vescovi chiedono perdono», arriva un documento duro, vero «giro di vite», ma poi tutti, media e società, girano pagina e la realtà resta tale e quale! Ecco allora il problema, per Valentini: «Nel frattempo quanti altri bambini rischiano di essere violentati, stuprati dai preti pedofili?... E quanti altri pentimenti e altre richieste di perdono dobbiamo ascoltare da parte della Chiesa, del Papa e dei vescovi?». Davvero singolare: lui ragiona come se la pedofilia, «antica come la fede», fosse esclusiva dei preti, effetto intrinseco della teologia cattolica, e quindi offre subito il suo elenco di tabù e ritardi di Chiesa e Papi con dentro " geniale! " anche «l'esclusione della donna» dal sacerdozio. Che dire? È una manìa. Valentini ha letto su "Avvenire" " unico giornale " l'ampio "dossier" sulla pedofilia nel mondo? E di più: ricorda la pubblicità su "Repubblica" al turismo «esotico» la cui attrattiva " lo sanno tutti " è anche del genere pedofilìa? Da ultimo, sul tabù "donna e sacerdozio", proprio ieri titoli sul tema ("Stampa", p. 16) da Berlino: "Pedofilìa, si dimette il primo vescovo-donna". Ripensiamoci"
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