martedì 27 ottobre 2009
Parole: paiono chiusure, ma aprono alla luce; paiono aperture, ma chiudono e confondono. Sabato qui su "Avvenire" (p. 25) il collega Patrick Kéchichian, ex critico letterario di "Le Monde" ora passato a "La Croix, racconta a Lorenzo Fazzini la sua felice conversione alla fede cattolica e a un certo punto dice: «Quando in tutta coscienza viene accettata la totalità del dogma, ai nostri passi si apre una moltitudine di cammini possibili». Dunque il «dogma» apre! Mentre tanti," che in realtà non sanno cosa sia dogma e quali dogmi siano davvero tali nella fede cattolica ricordando deboli e frettolose letture kantiane " lo pensano come un muro che chiude ogni ricerca, qui invece al rovescio esso diventa preziosa indicazione di fedeltà alla «Parola», che indica nuovi percorsi di arricchimento in luce ed amore. Lucidità ammirevole! Quanta confusione, invece, in parole che paiono aperture" Ieri ("Unità", p. 32: "Le conquiste della Svezia") da Stoccolma entusiasta apologia dell'«apertura« di un «vescovo» luterano, a nome della sua Chiesa, alla legge per cui «le persone dello stesso sesso» possono «contrarre matrimonio» a tutti gli effetti. Infatti «ormai i coniugi hanno un genere neutro, possono essere di sesso opposto, ma anche uguale», e perciò «dal primo novembre due donne e due uomini potranno sposarsi (anche) in chiesa». Stessa "Unità"(p. 4) sotto il titolo «Bersani vince le primarie» spunta un "sommario": «Ignazio Marino: i temi portati avanti dalla mia mozione nel Dna del partito». Eppure nel pezzo quelle parole non ci sono! Trapianto forzato di «temi»? Non apertura, ma tanta confusione.
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