domenica 29 ottobre 2017

Il matrimonio come accettazione dell'altro, con la sua storia, che è fatta anche di differenze culturali e religiose. Perché niente può separare, se Dio unisce due fili in un solo destino. Come è accaduto a Licia ed Alieu. Lei scout, una vita spesa in parrocchia. Lui, arrivato qualche anno fa dal Gambia, che non dimentica, e che come volontario aiuta chi è giunto dopo. Si sono conosciuti nell'estate del 2014 e, tra uno sbarco e l'altro, si sono scoperti innamorati. Fino al sì di qualche giorno fa, a Taranto, nel quartiere Paolo VI, che ha festeggiato in grande il primo matrimonio in parrocchia tra uno dei tanti giovani giunti dal mare e una figlia della terra ionica.
«È stato un matrimonio misto tra un battezzato, Licia, ed un non battezzato credente in altra religione, Alieu è musulmano praticante. Cinque volte al giorno rivolge le sue suppliche a Dio. Subito dopo la cerimonia i due sposi – precisa don Francesco Mitideri, il parroco che li ha seguiti e sposati – alla presenza dell'imam, sono usciti fuori indossando stavolta gli abiti della festa spediti dall'Africa come regalo di nozze da parte della famiglia di Alieu, per una benedizione musulmana alla loro nuova famiglia. Non è un doppio matrimonio. Il rito è cattolico ed Alieu si è assunto l'impegno di far battezzare i loro figli, secondo quanto prescritto dalla Chiesa Cattolica. Sono due persone mature, nella fede e nell'intelligenza e lasceranno ai figli la libertà. Restano una grande meraviglia, una testimonianza bellissima di un amore limpido, anche nella volontà di non cambiare per l'altro ma amarsi per quello che sono».

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