sabato 21 marzo 2020
Anche a Napoli, in questi giorni, la cultura tace: le più importanti librerie, fra via Forìa e la storica Port'Alba e piazza Dante, che di solito rallegrano lo spettacolo di strade e piazze con l'andirivieni di studiosi in cerca dell'ultima novità della narrativa italiana o straniera o di semplici curiosi, sono sbarrate, desolatamente inavvicinabili. Per trovare una bottega da libraio aperta, fino a quando i divieti successivi non hanno abbassato anche lì la saracinesca, bisognava fino a qualche giorno fa salire sulla collina del Vomero: qui, in via Kerbaker, tenacemente restava accessibile al pubblico il Caffè letterario "Raffaello", che proprio per questa sua caratteristica di bar accoglieva ancora studiosi e sbandati da Coronavirus nelle sue sale assiepate di libri. Qui si rifugiavano, fin dall'inizio del mattino, i napoletani che non riuscivano a sopravvivere senza la gioia di sfogliare un libro fresco di stampa, e senza sorbire insieme un gustoso caffè. Essi avevano certamente qualcosa di impellente, di necessario e di irrinunciabile da fare, che li spingeva ad uscire di casa. Ma l'idea di rintanarsi (in non più di uno o due avventori) in un Caffè e di allontanare il pensiero del difficile momento che stiamo vivendo come un'ossessione ci attrae ancora adesso che il Caffè letterario ha, si spera per poco, capitolato pure lui.
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