venerdì 24 novembre 2017
Oggi la sua casa è il "Porto di fraternità", la struttura principale della Caritas diocesana di Livorno, dove Liborio Panvini, che da poco ha superato i 50, si occupa della manutenzione e dell'accoglienza. Quando è ancora bambino, la famiglia Panvini si trasferisce da Enna a Darmstadt, vicino a Francoforte, dove Liborio deve essere operato per una forma di angioma che in Italia non sembra curabile. Lì, il padre, medico, ha trovato una clinica attrezzata, e poco dopo riesce a trovare anche lavoro in una ditta legata alla Bayer.
Diventato adulto, Liborio torna in Italia, e con un lavoro alla Fiat di Mirafiori pensa di aver raggiunto la stabilità. Ma il contratto scade proprio quando subisce un incidente sul lavoro. Persi i genitori e segnato da questa prova, finisce in strada e gira l'Italia arrivando fino in Spagna per poi fare ritorno. Qualche lavoretto tra uno spostamento e l'altro sempre con Floyd, il suo cagnolino, finché nei pressi di Livorno, come è già successo altrove, trova aiuto nelle Caritas parrocchiali.
E grazie ai volontari della comunità di Sant'Egidio viene indirizzato verso quella diocesana. Un periodo come aiutante alla mensa, e viene scelto per diventare custode e tuttofare della struttura, dove si occupa di quello che necessita di essere aggiustato e organizzato. Sempre sorridente, ha preso il buono dalle esperienze difficili che ha vissuto, imparando ad essere attento ai bisogni degli altri, riconoscente per tutto quello che a lui è stato donato. La Caritas di Livorno adesso è anche la sua famiglia.
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