sabato 29 gennaio 2005
Se sulla costa dell"oceano Atlantico, in arrivo al porto di New York, i passeggeri incontrano la statua della Libertà, sarebbe meraviglioso poter edificare sulla costa dell"oceano Pacifico la statua della Responsabilità. È suggestiva l"idea di queste due statue poste a sorvegliare la superpotenza mondiale. A proporla è lo psicoterapeuta austriaco Viktor Frankl (1905-1997), vissuto a lungo negli Stati Uniti, nella sua opera Alla ricerca di un significato della vita (Mursia 1972). La libertà, certo, è la base per il riconoscimento della dignità e delle capacità della persona. Ma, se è lasciata da sola, può sconfinare ben presto nell"egoismo e nella prevaricazione. Ecco, allora, la necessità di esaltare l"altra componente umana, altrettanto decisiva, la responsabilità. Essa nasce dalla coscienza e si nutre della morale ed è pronta a imporsi autonomamente limiti e obblighi perché la presenza della persona nella società non sia devastatrice ma costruttrice.Se la libertà è il territorio in cui ci muoviamo, la responsabilità è il tracciato delle strade e, se si vuole, anche il perimetro o confine. Purtroppo spesso assistiamo ad atti "irresponsabili" che sbocciano dalla libertà senza essere sottoposti al controllo della ragione e della volontà. La responsabilità è la consapevolezza del proprio limite e dei doveri che si hanno nei confronti del bene comune. Lo stesso Frankl scriveva ancora: «Quanto più l"uomo sentirà la propria vita come compito, tanto più essa apparirà significativa». L"educazione dovrebbe condurre a quel senso di responsabilità che tanto spesso registriamo assente dai comportamenti di tutti, giovani e adulti. Lo scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry in Terra degli uomini (1939) dichiarava: «Essere uomo è precisamente essere responsabile».
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