venerdì 29 agosto 2008
In democrazia si può scrivere di tutto, ma talora si approda al ridicolo. Sorprende leggere sul "Corsera" (28/8, p. 27: "E Cristo si rivelò nella pittura"") che il cristianesimo pose fine all'era dell'arte antica «introducendovi per la prima volta un elemento irrazionale destinato a dominare per molti secoli»! Domanda: prima, l'arte greca e romana " dei, miti, leggende epiche " era tutta "razionale"? Martedì 26 l'inadegua-tezza era doppia, e a tutta pagina, per due ritratti di papi, Giovanni Paolo I su "Liberazione" e Paolo VI sull'"Unità". È libertà, ovviamente, ma con un minimo di informazione ti rendi conto del riduzionismo da prolungato digiuno intellettuale, almeno in tale materia. Più grave, però, e dove meno te l'aspetti, ("Europa", 26/8, p. 1 e 6: "La Chiesa e il tabù federalista"), l'inadeguatezza di un commento al discorso del cardinale Bagnasco al Meeting di Rimini. Mentre gli altri giornali annotano il tono positivo nei confronti del federalismo, purché «solidale e non egoistico» " per esempio "Stampa": "Italia federale, sì dei vescovi"; "Corsera": "Bagnasco e la devolution: possibile in un Paese unito"; "Messaggero": "Bagnasco, la devolution non allarma se serve alla gente e non mina l'unità" " ti tocca leggere questa conclusione secca: «negli italiani una coscienza civile nazionale è debole, perché nei secoli in cui in Europa maturavano le coscienze nazionali, da noi la Chiesa remava in senso contrario». "Avvenire", stesso giorno, segnala come causa anche «l'individualismo di massa»? Macché! È colpa della Chiesa" Allineati e coperti anche su "Europa": bersaglio il nemico unico?
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