martedì 5 maggio 2015
Equivoci. Ieri (“Repubblica”, p. 44) «Quel sentimento di libertà che nasce dal silenzio e dalla bellezza»: intensa riflessione di Vito Mancuso su “Liberi servi”, nuovo libro di Gustavo Zagrebelsky con al centro il dialogo dostoevskiano tra Gesù e il grande Inquisitore: «Pagine dense di pensiero e di erudizione»… Liberi servi? Mi tornano in mente titolo e contenuto di «Liberi e fedeli in Cristo», grande opera di Bernhard Haering (1912-1998), maestro di teologia morale cattolica mai moralistica e sempre liberamente a servizio della Parola. Ma forse parlando di libertà occorrerebbe aver sempre chiara la differenza tra libertà psicologica e libertà morale: la prima si estende su bene e male, la seconda vive solo nel bene, e ciò non è “privazione” – mancanza di realtà dovuta – ma semplice negazione. Questa, e solo questa è vera libertà umana! Altro equivoco: in tema di libertà e fede cristiana e cattolica serpeggiano due eccessi singolari. Leggo in rete «Una supplica filiale a Sua Santità Papa Francesco»: in essa “re” più o meno sui troni un po' esotici, princìpi di sangue reale, conti, marchesi e nobili di vario calibro, con l'appoggio di qualche noto nostalgico di Papa Re e contorno mondano vario paiono “intimare” a Papa Francesco di non deluderli nel prossimo Sinodo, quindi di non «tradire la fede», da loro identificata solo e soltanto con ciò che a loro piace. Ma qui, a “far dama” su un possibile equivoco di libertà si somma un equivoco opposto. Infatti, qualcuno ora scrive che forse il Sinodo è già bollito: «il dibattito stenta a decollare» e la seconda fase sarà «più fiacca» della prima. Che dire? Liberi tutti, e nella Chiesa servi della Parola. Libero anche il Papa di essere servo di Gesù Cristo, senza pretendere che comunque questo debba piacere a chi già sa tutto per tutti.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI