giovedì 21 settembre 2017
«Nessuno scandalo. I preti parlino pure: li possiamo ignorare». Così su "Libero" martedì (p. 1 e interno) il proclama del Direttore che – lingua e stile – scrive benissimo anche di cose discutibili. "Liberi tutti" di parlare, anche i preti: abc della democrazia! Resta il problema dell'argomento per l'"ignoranza" rivendicata, nel caso per il preciso punto dello ius culturae/ius soli temperato. E allora ti accorgi che Feltri scrive perché un suo collaboratore è in crisi, agitatissimo per «lo stucchevole dibattito» sul tema, così: «Non posso digerire la santa alleanza Governo-Vaticano… Il patto Stato-Chiesa non è ammissibile»! Impietosito, Feltri lo tranquillizza: possiamo ignorare, e far finta di niente… Accordo pieno: li tiene insieme l'impossibile digestione del fatto che persino i preti possono parlare liberamente e dire cose su cui loro non concordano, ma la democrazia è salva, anche per i preti. E per i laici cattolici. Liberi tutti! Che dire? Viene spontaneo il "grazie" di chi sente riconosciuto il proprio diritto di parola, prete o non prete che sia, ma rileggi quello "Stato-Chiesa" e noti… l'anticipo: così in pagina la vigilia del 20 settembre, giorno di Porta Pia: sussulto di entusiasmo, guizzo di indipendenza! Va bene, ma se ci pensi un po' anche una differenza: il 20 settembre 1870 i colpi di cannone dell'esercito italiano sfondarono Porta Pia contro quel Pio IX che poi – testimone persino Benedetto Croce (cfr qui 6 e 7/4/2011, "Storia d'Europa nel secolo XIX", Ed. Laterza, 1932, p. 200) – mostrò di aver capito l'evento. Cento anni dopo Paolo VI inviò il cardinale vicario Dell'Acqua a ringraziare la Provvidenza con una Messa sul luogo. E allora? Allora tutto fila, anche la difficile "digestione" di oggi, ma con una differenza: allora i bersaglieri sfondarono una porta chiusa, Feltri e il suo allarmato collega oggi sfondano una porta aperta.
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