sabato 25 aprile 2015
Antonio Galdo ("Mattino" 23/4, pp. 1 e 46): «A Cesare quel che è di Cesare»: «Bisogna distinguere la parte spirituale, rivolta alle nostre coscienze, da quella politica». Ha letto che «sceso dal pulpito» monsignor Perego, direttore di "Migrantes", preferiva "Mare Nostrum" a "Triton". E allora? Il cittadino Perego ha diritto di pensare con la sua testa, anche se quella del cittadino Galdo è un'altra. C'è poi chi, letto Perego, tira in ballo la Cei: «Duro attacco della Cei» (Resto del Carlino, p. 7), «La Cei boccia…» ("Tempo", p. 6),e «rema a favore delle carrette» ("Libero", p. 1). La Cei? Già ("Foglio", 22/4, p. 3) un titolo esplicito la bollava così: «Il Papa mette in riga i perbenisti (e la Cei)». La parentesi cela che bersaglio personale era il segretario della Cei, il vescovo Galantino. Novità? No. Lì è da sempre riflesso pavloviano. E neanche nuovo è il mettere il Papa contro la Cei. Ecco l'accusa: Galantino «ha paura di dire che i migranti salpati dalla Libia sono gettati in mare perché cristiani», mentre Francesco (21/4) l'ha detto chiaro a Santa Marta (21/4). Ecco: il Papa coraggioso e Galantino pauroso e reticente per essere «politicamente corretto». Basta un sorriso e vai avanti? Sì, ma con qualche pensiero. Fa piacere leggere Francesco elogiato dal "Foglio", dopo due anni in cui «non piace(va)», ma l'accusa a Galantino è vuoto di informazione e forse di buonafede. Basti una citazione: «Oggi celebriamo l'Assunta associando al (suo) corpo glorificato (…) il volto e il corpo [degli] sfigurati (…), umiliati e annegati (…) crocifissi che hanno l'unica colpa di essere cristiani, una vera e propria Shoah cristiana…» ("Avvenire", 15/8/2014). Il fondo di prima pagina del «pauroso» Galantino, che tra l'altro ce l'ha proprio con le «mobilitazioni politicamente corrette». Dunque quelle accuse, "ipocrisie" e vuoti di buonafede: scorrettissimi.
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