venerdì 14 marzo 2008
Cattedra di "Repubblica" (11/3): sostiene Eugenio Scalfari che «siamo la sola specie che ha perso l'innocenza», ma la differenza tra bene e male, in sé valida, perde risalto per «istinti e passioni che lambiscono l'io e spesso lo invadono», perciò alla fine conta solo la nostra "soggettività", un «pensiero che può pensare se stesso». Grande nebbia, come la celebre filosofica «notte in cui tutte le vacche sono nere». Stessa cattedra (12/3), altra lezione: "Cattivi si diventa" Per Umberto Galimberti in date circostanze di luogo, tempo ed emozioni «siamo tutti figli di Eichmann" anche il più buono di noi è portato a compiere i crimini più orrendi» e di fatto li compie, spinto dal "sistema" di cui è parte. Poi chiede secco: «a questo punto vale ancora la contrapposizione tra il bene e il male?» Secca ripetizione degli esiti della prima lezione. Si dirà che Malpelo ha il vizio di prendere tutto al peggio, ma chi legge "Repubblica" senza fermarsi ai titoli resta soggiogato dalle firme del "Fondatore" e del "Filosofo" della casa: in fin dei conti sullo stesso piano teorico bene e male, onestà e crimine, giustizia, delitto, amore, odio, dominio e schiavitù: tutto parificato in pagina. Puro caso stesso giorno "Avvenire", prima pagina, Laura Bosio cita Kundera, perplesso proprio sul tema, e chiede: «Tutto è uguale a tutto?» Torna in mente il "divino" Spinoza: humanas actiones", «le azioni umane non vanno condannate, né applaudite, né derise, ma capite». Capire Eichmann dunque, e basta. Che dire? Ha ragione o no la Chiesa di oggi a insistere sui rischi del relativismo? Ma sì! Teniamoci le nostre cattedre"
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